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La Dakar secondo Sandra Gómez: navigando tra le emozioni

05/01/2024
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Sono una persona che non piange molto per gioia; piuttosto, tendo a versare lacrime di rabbia, come quando sapevo di non vincere quella gara nel campionato mondiale di trial. Credo di aver pianto per gioia solo due volte: una in cui le lacrime scarseggiavano perché il mio corpo era così esausto che non poteva produrle, durante la Romaniacs 2020. L’altra sulla strada per la prologo del Rally Dakar 2022.

Stava tramontando, era il 31 dicembre 2021, e alcuni piloti decisero di percorrere parte dei 834 km di collegamento il 1º gennaio. Avevo lavorato duramente per mesi, nelle migliori condizioni possibili. Oddio, non potevo crederci, ero alla partenza del Rally Dakar! Ero sulla mia moto per le strade e le lacrime di felicità e tranquillità mi scorrevano mentre pensavo ai mesi precedenti in cui cercavo di imparare molto, mi allenavo duramente, studiavo il roadbook, cercavo soldi, facevo le valigie, parlavo con gli sponsor che avevo e con quelli nuovi. Ho scaricato tutto in quel tramonto magico, di fronte agli 8.000 km che mi aspettavano nelle due settimane successive.

Il sogno del Dakar era con me da molti anni, uno di quei sogni che pensi non si avvererà mai perché, nonostante tutto, sembra sempre troppo lontano. Da bambina sono andata a vedere la partenza da Madrid (Madrid – Dakar 2002), e di fronte a quelle moto giganti, quei camion, le auto, tutto sembrava surreale, e i piloti erano veri eroi.

Credo che indirettamente tutto il mio percorso sportivo, dal trial all’enduro, agli ISDE, all’hard enduro… alla fine sia stato il cammino perfetto per arrivare al rally. Ho molti bei ricordi nel mio zaino, molte esperienze, molti sentimenti belli e brutti che mi rendono forte e mi permettono anche di godere e al contempo gestire tante situazioni.

Il rally Dakar non è un gioco, non è una gara qualsiasi.

Durante i giorni di gara succedono molte cose. Vedi persone cadere, elicotteri che recuperano moto, hai voglia di fare pipì per molti chilometri e non puoi fermarti, vedi persone con la moto rotta e pensi “spero che non si rompa la mia!”, ti preoccupi per i tuoi colleghi, provi molto freddo, molta stanchezza, hai fame…

Immagina di leggere un libro e contemporaneamente guardare un film. Ma immagina che il divano si muova, che a volte ci sia sabbia e non vedi bene il film o il libro. Inoltre, se sbagli nel libro, è come se cambiasse il film. Navigare nel rally è più o meno così. In realtà, all’inizio non mi piaceva molto, io preferisco andare in moto guardando avanti e affrontando ciò che viene. Ma quel momento del rally in cui sei in perfetta sintonia con il roadbook, vai veloce e interpreti bene ogni vignetta, quello è davvero fantastico, e pensi anche, “Accidenti, sono davvero brava!” Impari che un roadbook ben gestito è la chiave per andare sempre più veloce, ti anticipi a tutto, ma non puoi dimenticare che il pericolo è sempre là in agguato e basta una caduta a metterti fuori gioco.

Spero che queste mie parole vi abbiano avvicinato un po’ a ciò che si prova. Spero che possiate immaginare la sensazione di andare in gruppo con altri piloti che, in quel momento, sono i tuoi amici perché hai percorso chilometri con loro e vi state alternando per mantenere un buon ritmo attraverso un mare di dune gigante. Mi piacerebbe potervi trasmettere quel momento in cui si sale e si scende dalle dune accelerando e driftando e tutta la sabbia spruzza come acqua. Quel momento di dune giganti che devi affrontare come un vero muro e ti fa venire la pelle d’oca quando le stai conquistando una dopo l’altra.

Il rally Dakar è davvero una gara magica. È lunga, dura, ma come molte altre, devi amarla e odiarla. È molto difficile arrivarci, e io spero di tornare nel 2025, ho ancora molte questioni in sospeso in questa gara!

Sandra Gomez Cantero
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ph. concessa da Sandra Gomez Cantero

Leggi anche “Il limite” l’altro articolo che Sandra Gomez Cantero ha scritto per MissBiker

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