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Il coraggio di inseguire i propri sogni

07/11/2023
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Potrete dire che non sono nessuno perché guido la moto da poco ma vorrei raccontare la mia storia a chi vorrà ascoltarla.

Ho 24 anni e da quando ne avevo 16 sono stata una “zavorrina”. Ho pensato tanto a questo termine che reputo brutto e non rappresentativo di chi fa la passeggera. Non mi sono mai sentita un peso ma ho sentito la condivisione forte col mio ragazzo che mi ha sempre trattata con i guanti.

Poi col tempo però, ho voluto prendermi una moto tutta mia. Mille paure sì, ma chi mi voleva bene sapeva quanto fosse importante per me. Tutti mi hanno spronato…eccetto la persona a cui tenevo di più: mio padre.

Per lui non sono mai stata in grado di fare abbastanza attenzione, di stare attenta ai pericoli. Le sue parole sono sempre state “no”, “sei una donna perché non fai pallavolo”, “è pericoloso andare in moto”. Opinioni e giudizi che mi sono sempre stati stretti ma ho dovuto mandare giù il boccone perché vivo in casa sua e col mio lavoro non guadagno abbastanza per trovare una casa tutta per me.

Ho letto tante storie su MissBiker e tutte parlano di rivoluzione personale, di tornare a vivere e di grande gioia.

Così ho fatto la pazzia e, complice mia zia, ho preso la patente A3 e una piccola moto. La mia gioia è stata pazzesca, non riuscivo a crederci. Già l’esame è stato duro, mi tremavano le gambe, mille “pare” ma volevo a tutti i costi dimostrare a me stessa che ce l’avrei fatta.

La parte più difficile è stata stare zitta a casa. Non condividere con la mia famiglia, nemmeno con mia sorella, che avevo una moto nel garage della zia e che avevo iniziato un grande percorso da sola.

Lo scorso anno ho fatto un bel giro con amici e amiche fuori città. E’ successo che un furgone pirata ha tagliato la strada ad un ragazzo del mio gruppo che è finito all’ospedale. Io ero dietro e ho visto tutto oltre a prendere il numero di targa. Per fortuna a Thomas è andata bene ma il giorno dopo ha chiamato a casa la polizia per deporre (non so se si dice così). Comunque ha risposto mamma e ho dovuto dire della moto e dell’accaduto alla mia famiglia.

Papà non mi ha parlato per settimane e ha pure litigato con la zia. Ma dopo un paio di mesi ha chiamato un agente ringraziandomi per aver dato dei particolari che hanno incastrato il pirata e faceva i complimenti ai miei genitori dicendo che avevano “una ragazza in gamba”. Questo devo dire che ha rasserenato un bel po’ le cose.

Ora è passato più di un anno. La mia passione è intatta e pure mio papà si ferma a guardarmi quando pulisco la moto o quando torno a casa. Sì perché adesso ho un posticino tutto mio nel garage di casa!
La loro apprensione ci sarà sempre, lo so. Ma sono una motociclista e questa parte del mio essere l’hanno accettata.

Sara

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