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Il centimetro della vergogna e le sfide da bar

31/07/2023
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Ciao ragazze, sono una motociclista da anni e dopo aver letto la storia di Martina, ho scritto a Liz per sfogarmi un po’.

Ho sempre amato la moto, fin da piccola. Papà era un grande motociclista, un viaggiatore su due ruote instancabile e simpatico che mi ha coinvolto in questa passione.
Ha guidato vecchie e nobili Laverda, Honda, Suzuki e Ducati, tutte storiche, tutte mantenute e pulite da lui nel garage di casa. Sono cresciuta con l’odore di miscela, olio, petrolio e gas di scarico. La sveglia la domenica mattina era il rombo del motore della sua moto…andava al panificio del paese e portava a casa il pane caldo con cui facevamo colazione.
Dopo questa premessa avrete capito bene come son venuta su: cinquantino, 125, 250, 500 e poi moto più potenti e moderne, per un anno pure una Suzuki Hayabusa che però non mi ha dato le soddisfazioni che speravo.

Comunque negli anni le cose sono peggiorate. E’ questo il punto.
Mi ricordo che quando mi fermavo al bar nel secolo scorso (era 1997 eh, mica son così vecchia!), si beveva qualcosa assieme agli altri motociclisti. Di donne eravamo pochissime ma c’era un rispetto e una fratellanza che ora ce la sogniamo.
Ci si faceva un giro nel parcheggio, si guardavano le moto degli altri, senza invidia ma con ammirazione. Si facevano domande e si faceva amicizia.
E poi su strada com’era? C’era chi correva e sfidava la sorte con moto senza elettronica ma la maggior parte aveva un’andatura stradale cauta, non lenta, ma attenta a godersi la moto e la strada. Poche foto, ma tante emozioni.

Come dicevo le cose nel tempo sono peggiorate. In circa 25 anni la moto è diventata sempre più una moda, le strade sono diventate piste e il mio gusto di uscire nei weekend è svanito. Troppi pericoli, troppi sorpassi azzardati, troppa paura di trovarmi qualche motociclista che invade la mia corsia.

A me correre piace, anni fa sono stata varie volte in pista e ho fatto corsi. Ma la strada è piena di rischi, ce ne rendiamo conto? Ma li leggete gli articoli dei giornali il lunedì, con tutti quei morti e feriti?

Ma c’è di più. Ultimamente mi è successo più volte di vedere motociclisti avvicinarsi alla mia moto e guardare le gomme per trovare il famoso “centimetro della vergogna”. Ragazzini cari, sono una veterana, so piegare ma lo faccio in pista o comunque quando voglio. Possibile che debba essere giudicata per questo? Dev’essere una gara anche questa oltre alla competizione sul lavoro e tutto il resto?
Non possiamo andare in moto quando vogliamo e come vogliamo?

Parliamo anche delle “sfide” da bar con tanto di sorpassi azzardati in curva. Mi è successo sempre più spesso negli ultimi anni. A volte vedono che spuntano capelli lunghi e vogliono superarti in tutti i modi. Anni fa li facevo sudare non poco, ora li lascio passare, incrociando le dita per loro, sperando che non facciano stupidaggini.

E così ho iniziato a evitare le strade più battute dalle moto, i passi che mi piacevano, i bar che frequentavo. Ho ricominciato a salutare i pochi motociclisti che incrociavo sulle stradine più tortuose e peggio asfaltate, a fermarmi in posti senza moto parcheggiate. Come dice Liz nel suo articolo sullo slow ride, conto le emozioni, non i chilometri.

A questo punto mi viene da aggiungere: cosa si può fare per migliorare le cose? A dire il vero non lo so. Ormai le strade più belle sono disseminate di velox che servono a poco se non a nulla. Forse bisognerebbe ripartire dalle nuove generazioni, insegnando l’educazione civica e stradale già dalle scuole. Nemmeno serve mettere cartelli per ricordare a questi “corsaioli” che hanno a casa una famiglia che li aspetta.
Voi cosa ne pensate?

Barbara

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