Oggi vi racconto di che giornatina ho passato questo martedì all’EXTREMA KART di Finale Emilia (FE) coi ragazzi del Motoclub della Futa. Dalle 14 in poi avevamo la pista del kartodromo prenotata per noi per girare a piacimento con le nostre moto! Perfetto per togliere un po’ di ragnatele e rimettere insieme la tecnica di guida, soprattutto dopo un periodo lungo di inattività e di maledetto Covid.
Non un corso di guida quindi, ma un momento di ripasso per chi abbia già frequentato.
Daje!
IN MOTO AL KARTODROMO
Ora ragazze, è un kartodromo, quindi per forza di cose le velocità sono basse, e le curve si susseguono una dopo l’altra senza pause. Non sarà un’esperienza adrenalinica, ma per me queste sono sempre occasioni preziose per capire quanto MALE io stia guidando senza accorgermene! Sì, perché in strada è un attimo perdere le buone abitudini e perdere l’impostazione corretta, se non ci teniamo allenate e ci monitoriamo o, meglio ancora, ci facciamo controllare da qualcun altro di più esterno e imparziale.
E vogliamo toccare un tasto dolente? Ho capito quanto io fossi fuori forma fisica!! Non so voi, ma io dopo un anno e mezzo di isolamento e vita sedentaria, sono diventata una mozzarella! Ho preso parecchi chili (dodici, raga, DODICI!! Ma non ditelo a nessuno) e ci vorrà un po’ per tornare in forma. Non so quante di voi condividano questo simpaticissimo dilemma…beh sappiate che vi sono vicina!
Questo mi ha anche obbligata a fare dello shopping non previsto. Sto tanto attenta a vestire sempre e solo abbigliamento tecnico, e non riesco a capire chi gira in canotta e shortini, perché sicuramente è più fresco e comodo, ma personalmente nutro un’immagine poco romantica di un volo sull’asfalto a gambe nude, non so voi! Le cicatrici giganti solo se vado in guerra, grazie.
E poi diciamolo, le motocicliste vestite da motocicliste sono FIGHE!! Che cavolo.
LA SCELTA DELLA TUTA
Dunque dicevo, shopping non previsto. Mica posso aspettare tutta la stagione per tornare nei miei pantaloni tecnici. Ma ecco che sono venuti in mio soccorso i ragazzi di MOTOLAND (Ferrara) che per chi non lo sapesse sono in liquidazione totale! Mi piange il cuore a veder chiudere il negozio dove ho comprato OGNI articolo da moto, dal 2008 ad oggi. Ma hanno i loro motivi per chiudere, quindi aiutiamoli approfittandone per fare scorta a prezzi di saldo e auguriamogli buona fortuna per il futuro!
Ne approfitto naturalmente per darvi il mio feedback sui nuovi acquisti, in questo post e nei prossimi.
Uno dei capi che ho comprato è una tuta integrale traforata, l’indumento protettivo per eccellenza.
La mia vecchia tuta non mi sta più, e non è solo questione di aumento di peso, ma… della mia 4 di reggiseno che mi è “comparsa” da un paio d’anni! E ho pure le spalle larghe… ragazze, è un casino trovare una tuta! Se qualcuna di voi condivide queste caratteristiche, sappiate che sto provando a risolvere così: ho comprato per curiosità una tuta entry level della PREXPORT modello Monza che mi stia su spalle e giro petto. Per il resto ahimè è larghetta, ma nei punti critici sta giusta (spalle e seno mica calano, non il mio almeno). Conto di provarla un paio di volte per vedere come calza e poi portarla da un bravo sarto per farla ridurre sulle mie forme. Nel frattempo prendo tempo e ne approfitto per perdere un altro paio di chili che male non mi fa!
Vi racconterò come va questo mio esperimento, così vedremo se può essere una buona soluzione.
Chiaro che sogno una tuta su misura (magari con airbag integrato) ma io sogno molte cose, ad esempio un sushi+seratona con Vanessa Incontrada, ma poi naturalmente devo fare i conti con la realtà (e con il mio risicatissimo budget post-pandemia).
Quindi cara Vane, porta pazienza e tieniti la voglia di sushi che magari ci si becca più avanti!
Ma torniamo a noi dai, che con queste cose mi distraggo in fretta.
Comincio col dire che la tuta è comoda e davvero morbida, visto il prezzo non sapevo cosa aspettarmi ma devo ammettere che indossarla non è la solita tortura. Ha un sottotuta integrato, che a fine giornata paradossalmente ha reso più complicato togliere le maniche (col sudore lasciava i “piumini” e quindi si era un po’ incollato alla mia pelle), ma può darsi che dipenda dal fatto che è nuova, e penso che dopo un primo lavaggio potrà migliorare sensibilmente.
La calzata è comodissima ma d’altra parte mi è larga dalla vita in giù! Quindi non fa testo. La parte sopra comunque mi calza bene. In generale era come non averla, e non è una frase che mi sia mai capitato di dire spesso in passato con le tute da pista.
Le protezioni in plastica lucida sembrano un po’ economiche ma ci sta. L’importante è che facciano il loro lavoro.
In generale un acquisto che mi sta lasciando soddisfatta, per il livello a cui giro adesso.
Il difficile ritorno tra i cordoli
Mi sono emozionata a rimettermi la tuta, sapete? Sono secoli che non vado in pista e ne ho una nostalgia folle! Vi tartasserò un’altra volta su questo argomento, ma sappiate che martedì mattina ero carica dura e un po’ nervosa, come se dovessi fare chissà che. La gara della vita, alè!
…infatti i primi giri che sono entrata, sembravo una specie di macaco appeso al manubrio!! Un disastro raga.
Che bello vedere come in pochi mesi ci si dimentica tutto e si smettono di usare le gambe, per guidare la moto! Complice anche la perduta forma fisica, che porta a una guida più pigra, almeno finché non torni a capire che quei benedetti muscoli è meglio se li usi e che sì, oggi ti tocca davvero faticare (ma col sorriso)!
Davvero, non ci girerò intorno: primo turno abbastanza imbarazzante. Ho cercato di usare marce basse (la seconda) e di trovare subito la prestazione, dimenticandomi che le prime cose da ricercare sono sempre e comunque la scorrevolezza ed il ritmo. Ma andatelo a spiegare ad una che è in astinenza da pista e che pensa di essere ancora in grado di guidare!
In più, la mia Platonic Disease (una Triumph Street Triple 675R), che normalmente è una bicicletta, mi è sembrata un elefante tra i cordoli. Davvero! Impacciata in ingresso, pompava e tendeva a cadere a metà curva, derapava in uscita di curva. Mai ferma, mai docile, mai giocosa. Una fatica boia. Insomma, la moto non “motava”.
Mi fermo a fine turno che sono già stanca, e un po’ confusa da quello che ho registrato.
Allora andiamo per ordine, PRIMA di pensare alla moto devo pensare a ME: cos’è che sto sbagliando di brutto?
Sicuramente, stavo cercando di andare più forte di quanto il mio cervello fosse in grado di elaborare.
Ma come scusa, in un kartodromo? A 60 all’ora?? Proprio così Marcella, buongiorno!
E’ sempre indispensabile prendere consapevolezza dei propri limiti. L’ego ne risulta sbriciolato e attenzione, questa è un’ottima notizia: non rendersi conto di cosa si sbaglia, ci impedisce di migliorare. Magari ci crediamo pure bravissime! Ecco, in quel caso abbiamo finito di imparare…
Quindi metto da parte l’orgoglio e capisco che ci sarà tanto da lavorare. Ma sono qui apposta, e sto facendo quello che più mi piace al mondo, quindi rimbocchiamoci le maniche e vediamo di risolvere questo puzzle.
Il secondo turno
Per prima cosa, il prossimo turno mi impongo di usare solo la terza marcia, dall’inizio alla fine. Togliendo di mezzo il motore (la parte più adrenalinica, rumorosa e che ti porta alla velocità, con il notevole effetto collaterale di distrarti di brutto) il cervello ha più tempo di pensare, ci sembra di andare più piano (ma in realtà andiamo meglio) e abbiamo più tempo per usare la vista, tenerla alta e mai vicina, mirare per tempo dove mettere le ruote. Usare il freno dietro. Respirare.
Fare tutti i movimenti del corpo per aiutare la moto. Magari accorgendoci che lasciavamo indietro un movimento o due, o che li facevamo col tempismo sbagliato.
Insomma, reimparare a guidare.
E che fatica, mentale e fisica! A volte scalavo comunque in seconda, pensando così di essere più furba e di girare più veloce (nein!). Non riuscivo a trovare un ritmo buono. Le curve a destra e quelle a sinistra sembrava che le facessero due persone diverse, tanta differenza c’era.
Non so, ero perplessa. Non mi ricordavo che fosse tanto faticoso guidare in una pista così piccola.
Rientrata dal secondo turno, con qualche lieve miglioramento, mi fermo a pensare alla moto.
Partiamo dalle gomme: monto delle Metzeler M7RR, gomme di una generazione fa, di cui sono sempre stata contentissima ma che tra un paio di migliaia di km mi saluteranno, e sono curiosa di provare qualcosa di più recente e cambiare marchio, al solo scopo di uscire dalla comfort zone e provare esperienze di guida diverse.
Ad ogni modo, queste gomme dovrebbero essere perfette per girare in un kartodromo! Si scaldano abbastanza in fretta e sono sportivelle, quindi bomba, in teoria. Dato che non sono nuove non saranno al top, ma non mi soffermerei subito su questo. In strada ne sono contenta, quindi?
Dicevamo, sono arrivata in circuito con pressioni stradali senza passeggero (2,4-2,7) che di solito mi soddisfano assai. Ma dato che le gomme in circuito si scaldano di più, mi hanno consigliato di ridurre le pressioni a 2,2 davanti e 2,1 dietro (tanto scaldandosi si gonfiano).
Sarà, ma la moto la sentivo MALE. Malissimo! Lenta in ingresso, lenta ed impacciata a curvare.
Zitta zitta ho provato a rimettere l’anteriore a 2,4 ed il posteriore a 2,2 per cominciare.
La verità è che stavo girando PIANO nonostante io provassi ad andare veloce, quindi non c’era rischio che si surriscaldasse niente. E quindi le gomme non entravano mai in temperatura, e non prendevano mai la forma giusta.
Insomma a un certo punto mi son detta: ok, le gomme “non gommano”. Bene, ripartiamo da lì!
Terzo turno: le cose vanno meglio
l terzo turno, ci viene suggerito un esperimento simpatico: proviamo a fare un paio di giri in terza marcia fissa, con la mano sinistra appoggiata al serbatoio, senza mai usarla (se non in caso di estrema necessità). Questo ci obbliga ad USARE LE GAMBE per guidare la moto, che è sempre la chiave di tutto. Le fondamenta di quell’edificio che è la nostra guida. Se togliamo quello, crolla tutto.
Ed effettivamente quanto cambia! Oh, le prime curve mi sembrava di morire di fatica. La moto proprio non voleva girare. Ma qui arriva l’illuminazione, perché pian piano è sempre più evidente il fatto che la moto poveretta VORREBBE girare, se solo noi le dessimo gli input giusti!! Insomma è lì che ci guarda e dice “io ci sono eh, quando vuoi”. E tocca a noi naturalmente fare il lavoro.
Ogni tanto ce lo si dimentica, ma non è un dettaglio da poco: il primo PROBLEMA della nostra moto siamo NOI!
Ma questo ci lascia grande margine di miglioramento, giusto? Se noi impariamo, la moto si guida.
Ora, dopo un paio di giri usando solo la mano dx, abbiamo cominciato a girare guidando con entrambe le mani ma mantenendo la solidità delle gambe ed il loro uso corretto. Ed ecco che magicamente, la moto ha cominciato a “motare”! Meraviglia!
Finisco il turno con già il morale un po’ più su e cerco di capire come sono messa. Ho ancora lo sguardo un po’ basso a volte, ma sto migliorando. La mia velocità mentale si sta avvicinando a quella della moto. Buon segno.
Per quanto riguarda la moto però… non ci siamo. E’ faticosa. Adesso entra un po’ meglio in curva (con l’anteriore a 2,4) ma poi non vuole chiuderla, sembra veramente pigra e impacciata, il che mi porta a pensare che il posteriore sia ancora troppo sgonfio. Lo porto a 2,5 e vedremo come va.
Non è semplice pensare sia a correggere la mia guida che alle magagne della moto, ma cerco di rimanere concentrata e fare del mio meglio.
Si cambia
Questo turno… pista al contrario! Molto simpatico rimettere in discussione tutte le curve e fare caso a dettagli che prima mi erano sfuggiti. Ma si impara in fretta, e quindi dopo un paio di giri via che si va. Anche stavolta comincio con una mano sola, e confermo che mi aiuta tantissimo a stare concentrata e guidare con la giusta impostazione.
E le gomme? Devo dire che con queste pressioni mi trovo meglio, forse potrei proprio rimetterle alle pressioni stradali, la moto è più agile e risponde meglio, senza perdere nulla. Ma sto cominciando ad accelerare, quindi il posteriore lievemente più sgonfio ci può stare, così ha più margine prima di surriscaldarsi.
In più… comincio a fare caso al fatto che le sospensioni mi danno una brutta sensazione, poco prevedibile. Ma non so che nome dargli. E il bello è che per strada non me ne ero proprio accorta…
Forse perché qui sto cominciando a forzare un po’ la guida? Seee, forzare dove?? Mi piacerebbe! Sto girando ancora come una fermona, le sospensioni a queste velocità dovrebbero stare ancora sbadigliando (anche con le regolazioni stradali).
Mi meraviglio di aver perso quel poco di sensibilità che avevo e di essere così sorda ai problemi della moto, ma d’altra parte i periodi di stop forzato hanno un loro prezzo sotto ogni aspetto, quindi nulla di strano. Devo darmi tempo, perdonarmi le mie mancanze e reimparare un pezzo alla volta.
Comunque dai, ho ormai capito che anche le sospensioni “non sospensionano”. E che cavolo però! Qualcos’altro??
Ahah bentornata Marcella! Dai che andiamo bene e stiamo facendo passi da gigante.
Ora, ci viene proposto un altro esperimento: lo SCAMBIO MOTO tra di noi. E’ sempre un momento magico per quanto mi riguarda, dato che aiuta ad uscire dalla nostra “amica” comfort zone (sempre dietro l’angolo la maledetta) e ad aprire gli occhi su quanto possano essere diverse le altre moto e, a volte, pure più divertenti quando meno ce lo aspettiamo!
Per pura curiosità salgo (mi arrampico, praticamente) sul GS1200 di Claudio, uno dei partecipanti. Ma quanto è alta ‘sta moto? E quanto cavolo pesa?? Eppure so che è un biglietto da visita ingannevole… ne ho provato uno di GS, anni fa, e sono rimasta colpita da quanto agile fosse in movimento. Una petroliera che diventa una bicicletta! Sembra incredibile.
Ed effettivamente, una volta cominciato il turno, questa moto viaggia che è una favola! Mi trovo improvvisamente a guidare molto meglio, a mettere le ruote dove pare a me e a faticare immensamente di meno. Mi diverto! In diversi punti capisco che ho ancora tanto margine di miglioramento, ma sto guidando la moto di un altro, quindi non posso fare più di tanto la scema. Ciò nonostante, non sono certo andata piano! E ho pure superato la mia povera Platonic Disease, che annaspava in mezzo alle curve (ho ripreso tutto impietosamente con la mia gopro).
Insomma, con la moto di un altro ho guidato molto meglio… annamo bene!
Quindi non ero io!
Finito il turno, faccio i complimenti a Claudio per il suo GS, e ci scambiamo un po’ di impressioni: anche lui ha sentito la pesantezza di cui parlavo prima, guidando la mia motina. Sovrasterza in ingresso di curva (va dritta e non vuole curvare) e sovrasterza in uscita (derapa).
A questo punto il puzzle è più chiaro e ho la totale e dolorosa certezza di avere una moto non a punto: i segnali che sentivo sono il sintomo chiarissimo che la moto è “sulle molle”. Cioè che gli ammortizzatori sono completamente scarichi, e la moto rimbalza e “fa cose”. Tipo minacciare di cadere a centro curva, se alzo un po’ il ritmo. Oppure rimbalzare sulla forcella in ingresso di curva e tendere a tirare dritto. O ancora, in uscita di curva, muoversi sulla molla scaricando la gomma e facendola slittare.
Tutto torna.
Mi tocca cacciare quei maledetti euro (ma quali euro diobono!!) e portare la moto da Tiziano Monti (grande sospensionista che già mi ha aiutata in passato) per farla revisionare per bene e, già che ci sono, regolarla sul mio peso e sulla mia guida. E gli chiederò consigli anche per le gomme, partendo dal fatto che con le gomme piuttosto gonfie io mi trovo molto a mio agio.
Ok quindi ora che sono certa che la moto “non moti” davvero, non era solo un problema mio. Si riesce comunque a guidare “sulle molle,” anche se non è tanto divertente e non si può osare più di tanto. Forse “sulle uova” rende meglio l’idea.
Ma attenzione, se metto da parte il fastidio rimane un fatto positivo e utilissimo per la mia crescita: per guidare la moto in queste condizioni sfavorevoli (ed essere comunque la più veloce sul circuito, che è sempre tra le mie priorità), devo guidare nella maniera più PULITA possibile e aiutare la ciclistica della moto con tutto il mestiere di cui dispongo. Anticipare i movimenti, dare tempo alla moto di capire cosa succede, farla scorrere. Così si muove meno e capisco prima le sue risposte.
Vediamo se ne sono in grado, a questo punto della giornata!
Gli ultimi due turni, carica di questo bagaglio di nozioni e di una ritrovata forma alla guida, cerco di mettere insieme i pezzi del puzzle che ho a disposizione oggi. Devo dire di essere mediamente contenta di come mi vedo guidare a fine giornata, e mi riprometto di fare a brevissimo altre esperienze del genere, perché questo per me è solo l’inizio della riscoperta della buona guida.
Per oggi non posso chiedere più di tanto, fisicamente non sono allenata e gli ultimi turni sono sempre i più insidiosi, perciò cerco di riordinare quello che ho fatto finora senza strafare, anche se la tentazione di alzare il ritmo ce l’ho sempre, che ci volete fare! Sono una bambina che non vuole crescere.
Ma i giri passano regolari e quasi non faccio caso ad un fatto: sto guidando senza pensieri, senza dubbi e, stanchezza a parte, decisamente sciolta.
Se penso che solo poche ore fa ero appesa al manubrio, tutta scoordinata e in affanno, mi viene da farci una bella risata sopra.
Madonna se ce n’erano di ragnatele da togliere… avanti così che si ricomincia!
Scende la sera e tutti hanno sudato abbastanza per i loro gusti, le moto sono là ferme che si riposano e noi ci mangiamo una bella pizza, prima dei saluti di rito e del rientro a casina.
Un ringraziamento ancora al Motoclub della Futa per aver organizzato la giornata, e noi ragazze ci sentiamo prestissimo, ho tante di quelle novità che non avete idea!!
Marcella Colombari
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