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La strada è lunga ma forse in moto si farà più in fretta

18/08/2023
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Inizio subito col dire grazie a MissBiker e a tutte le ragazze della community, in particolare Liz che mi ha ascoltata.

Dopo le altre ragazze eccomi a raccontare anche la mia storia.

Vivo in paese vicino Bergamo e sono una motociclista. Per diventarlo mi sono dovuta fare in quattro, ho fatto tanti lavoretti part time e sono riuscita a farmi patente e a comprare Mirò, una moto vecchiotta ma con un bel caratterino.

Mio marito non era d’accordo, non lo è mai stato ma con la scusa dell’auto da rottamare, la moto è arrivata in famiglia.

Ho così iniziato a uscire per brevi giri e alcune commissioni. Mi sono sentita più libera e serena già dai primi chilometri e spuntava sulla mia faccia un bel sorriso.

Poi il fattaccio: sono caduta. Una caduta stupida in rotonda su una macchia d’olio per fortuna senza grossi danni per me. Mirò aveva solo una leva rotta, una piccola botta sul serbatoio e qualche striscio.

Sono tornata a casa agitata ma stavo benone. Certo ero caduta ma la moto andava e tutto era riparabile.

La sera mio marito si è accorto del danno e ha iniziato a urlare dicendo che ero una stupida incapace. Gli altri insulti non li ripeto qui. Poi mi ha dato uno schiaffo imprecando. Non era la prima volta ma questa bruciava più delle altre perché non mi meritavo questo trattamento e mi sono sentita così stanca di dover lottare anche tra le quattro mura di casa.

A metterci un altro carico emotivo è stato mio figlio ormai ventenne che quando ha saputo del mio incidente, mi ha insultata pesantemente col benestare del padre. Mi sono chiesta che cosa avessi fatto di sbagliato per meritarmi tutto ciò. Sono sempre stata una donna premurosa e presente con entrambi ma evidentemente avevo sbagliato qualcosa.

Sono andata in garage a vedere la moto e ho pianto. Le mie certezze erano state sbriciolate, mi sentivo insicura e sola.

Ho scritto la sera stessa a Liz che mi ha rassicurata e detto di riprendere confidenza un po’ alla volta, salendo sulla moto anche da ferma e nei momenti in cui ero da sola, di provare a fare degli esercizi nel piazzale.

Ho fatto così ogni giorno per oltre due settimane e ho ricominciato a credere in me. Volevo ricominciare a sentirmi bene, come quando ero in sella.

Mi sono decisa a fare qualcosa per me, sono stata in comune e ho parlato con i servizi sociali. Mi hanno ascoltato e pian piano sono stata meglio. Ho provato a riparlarne a casa ma nulla, un muro di silenzio e disprezzo.

Ho voluto fare un corso di guida di una giornata e ho conosciuto altre ragazze. Ho detto che sarei stata tutto il giorno dai miei. Staccare la testa dai problemi e condividere con altre questa mia passione mi ha dato ancora più forza. Ho fatto tante piccole cose per me ma di nascosto dalla mia famiglia, perché loro non avrebbero capito.

In questo momento ho tanti progetti in testa ma uno su tutti è risolvere la situazione a casa. Vorrei rispetto e supporto, cose che sento di meritare.

La strada è lunga ma forse in moto si farà più in fretta.

Grazie di avermi ascoltata, vi voglio bene.

P.

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