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Kinga Tanajewska: biker solitaria intorno al mondo

16/06/2023
Lisa Di Blas
Pubblicato in: ,

La famosa moto viaggiatrice e youtuber Kinga Tanajewska, conosciuta come “On Her Bike”, si racconta a MissBiker in questa bellissima intervista.
Originaria della Polonia, Kinga è emigrata in Australia nel 2006 e proprio in questa terra si è innamorata del motociclismo più avventuroso. Il suo primo viaggio in solitaria è stato in Australia ma era solo l’inizio e nel 2017 è partita per il suo tour mondiale che è ancora in corso.  

Quando hai capito di voler guidare una moto e come ha imparato a guidare?

Iniziai ad andare in moto a sedici anni, ma ho sempre mostrato interesse per le moto fin da piccola, non so bene cosa l’abbia scatenato. Mio padre per esempio aveva una moto Jawa durante il comunismo, ma poi la vendette abbastanza rapidamente, quindi non posso dire che la mia famiglia andasse in moto. Vengo dalla Polonia, quando imparai a guidare vivevo ancora in Polonia. Ed ero un po’ casinista, e quando mia madre capì che ero interessata alle moto un giorno mi disse: “Ehi, che ne dici di fare delle amicizie nel club motociclistico, magari puoi uscire con loro!” e io risposi: “Sì, buona idea!” ed è così che è iniziato tutto. Così mi insegnarono ad andare in moto quando ero un’adolescente. È parte della mia identità, credo, è ciò che sono, e nonostante gli incidenti, le ossa rotte, lo stress post traumatico per lo scontro frontale con un’auto nel 2015, non ho mai pensato di smettere. Non è possibile, fa parte della mia natura.  

Parlaci un po’ della tua moto attuale, ha un nome? E perché l’hai scelta?

Sono ormai sei anni che giro il mondo in solitaria e fin dall’inizio ho guidato Chillie. Chillie è una BMW F800GS del 2015. Perché l’ho scelta? Beh, sono passata attraverso tutte le fasi, per esempio quando avevo sedici anni ero appassionata di chopper e Harley. Ovviamente non me le potevo permettere, ma mi piacevano ed erano le moto dei miei sogni. Poi sono passata alle naked, alle moto sportive e nel 2006 quando emigrai in Australia pensai: “Ok, voglio andare in giro per l’Australia, devo avere una moto che mi accompagni su strada e  fuori strada”. Era il 2012 e la comunità dei motociclisti avventurieri era appena nata, era piccola, non era “una moda”, ora tutti lo fanno, è un mercato in rapida crescita, ma a quel tempo non era così popolare. Così, sono andata a un raduno di motociclisti australiani nel bush. C’erano molti ragazzi che campeggiavano e alcuni di loro avevano una GS, mentre io arrivai con la mia FZ6 Yamaha naked e mio marito dietro (su strade sterrate!)…così chiesi a uno dei loro: “Allora, se dovessi andare in giro per l’Australia, quale moto dovrei prendere? Lui mi rispose: “Sei alta, prendi una 800cc, è abbastanza leggera, starai bene” e io pensai “ok”! E così comprai la mia prima 800GS, andai in giro per l’Australia e poi ci fu l’incidente, uno scontro frontale con un’auto, la moto distrutta e demolita. Poi, nel 2014 comprai Chillie, e dal 2017 non abbiamo mai smesso di viaggiare insieme.

Quindi ti senti molto a tuo agio con questa moto, vero?  

Sì, per me è una questione di pratica, ma ho fatto anche un sacco di modifiche, per esempio ho migliorato le sospensioni, aggiunto molle progressive, un nuovo scarico… Ho fatto così tante cose che è come se fosse fatta apposta per me! Se dovessi comprarne una nuova ora sarebbe difficile, mi ci sono voluti tanti anni per creare questa moto a mia misura, c’è molto in lei. Non le vendono più, la BMW 800 adesso è una moto completamente diversa. All’epoca la serie 800 non aveva concorrenza. Erano affidabili. Erano semplici, a due cilindri. Sì, non troppo performanti, ma sapete una cosa? Ti portano ovunque, consumano poco e sono facili da riparare, non sono piene di elettronica come molte moto di oggi. Quindi, per me che viaggio in solitaria via terra attraverso continenti come l’Africa – ho trascorso tre anni in Africa – è perfetta, mentre con le moto moderne se qualcosa va storto e smette di funzionare e per esempio devi riparare una gomma… beh, buona fortuna in Africa! Quindi, per quello che faccio, questa moto è perfetta, ha 140.000 chilometri al momento, ma ne può fare altri 100.000 e abbiamo un sacco di strada davanti a noi. 

On Her Bike
San Francisco – Copyright On Her Bike

Ti seguiremo sicuramente nei tuoi prossimi viaggi! Puoi dirci qualcosa di più sul tuo progetto “On Her Bike”?

Beh, in realtà “On Her bike” è diventato un marchio e, onestamente, non l’avevo previsto… le cose sono successe e basta. Così, quando decisi di andare in giro per l’Australia, nel 2012 il mio ex marito – all’epoca ero ancora sposata – mi disse che avrei dovuto fare dei video, quando nessuno era su YouTube. Capite cosa intendo? Non era così popolare come ora. Allora pensai: “Non lo faccio, non ho nemmeno YouTube” e lui mi disse: “Compra una videocamera, mettiti il casco e parti… e dovresti anche scrivere un blog… e come dovremmo chiamare il tuo blog? Chiamiamolo On Her Bike” e disegnò degli adesivi. Posso dire che il mio ex-marito ha letteralmente creato On Her Bike. All’inizio io avevo chiamato il mio viaggio “Tour de Oz” e avevo pensato di creare una pagina FB chiamata “Tour de Oz” e lui mi disse “E se poi vuoi fare un altro viaggio? Quella pagina sarebbe irrilevante” – e aggiunse – “Devi creare un marchio!” ed è così che lui, beh, “noi” abbiamo creato On Her Bike! È iniziato come blog, come canale YouTube e pagina Facebook e in seguito ho aggiunto una pagina Instagram. Ora ho aggiunto anche TikTok, perché bisogna essere presenti su tutto. Ma, fondamentalmente, On Her Bike è il mio diario di viaggio in giro per il mondo. Ho iniziato con il viaggio in Australia, e ho raccontato gli ultimi sei anni di viaggi e così via.

Hai molti sponsor che ti supportano nel tuo progetto?

Sì, al momento ho otto brand ufficiali che mi sponsorizzano, ma ci sono voluti anni e anni di duro lavoro per arrivare a questo punto e ai tempi, sei anni fa, quando feci il giro dell’Australia, la BMW mostrò interesse e diventai ambasciatrice. All’epoca ti invitavano agli eventi, ai training e a tutto il resto, il che è fantastico, mi davano gli accessori e l’attrezzatura, ma non c’era alcun sostegno finanziario. Quindi, avevo molti sponsor che mi regalavano materiale, ma nel 2017 non c’era modo di ottenere sponsorizzazioni finanziarie. Avevo i soldi necessari per viaggiare due anni e pensai che sarei sempre potuta tornare a fare il mio lavoro di ingegnera civile… Ma poi lavorai così duramente sul mio canale YouTube, funzionava, YouTube iniziò a pagare e vedevo molte persone usare Patreon e cose del genere. Raccoglievo fondi per un bambino disabile e in quel momento volevo farlo a tutti i costi, perché lui ha bisogno di soldi, quindi pensai: “Ho la testa per farcela”. Non ho mai creato un Patreon, ma a quel punto pensai che forse avrei dovuto chiedere agli sponsor di investire un po’ di soldi. Non chiedevo molto. Se hai alle spalle qualcuno che ti dà un po’ di soldi, questo ti fa andare avanti sulla strada. Non ti serve molto per l’Africa, ad esempio. Così andai dai miei sponsor i quali mi dissero che potevano darmi una piccola quota mensile! Ed è così che è iniziato tutto. Ora non è facile, io credo di aver iniziato presto e nel momento giusto. Mi sento come una veterana dei social media, influencer non era nemmeno una parola e Digital nomad non era nemmeno nel dizionario.

Oggi è così difficile ottenere sponsor e non biasimo le aziende, perché si sono scottate così tante volte e io l’ho visto, voglio dire, sono nel settore da così tanto tempo e ciò che mantiene a lungo la mia relazione con questi brand è la mia fedeltà, non li cambio, li tengo perché li amo, ricevo molte offerte ma non c’è motivo di cambiarli. Amo questi brand, tutto qui, mi sostengono, siamo come una famiglia ora. Sono coerente, fornisco continuamente contenuti, quindi le persone mi conoscono. Inoltre, non ho contratti con i miei sponsor, mi lasciano fare, sanno quanto pubblico, sanno quanto valore ottengono da me, quindi mi lasciano tranquilla, ma al giorno d’oggi se vuoi essere una motocilista sponsorizzata sei vincolata a un contratto, ti chiedono di fare un certo numero di post, reels, storie, le foto devono essere in alta risoluzione… devi fare tanto! E non biasimo le aziende, perché all’inizio davano tanta attrezzatura a tutti e a volte, visto che non è facile creare contenuti, la gente si limitava a tenersi la roba e non faceva nulla. Quindi, l’industria è cambiata, ho visto la transizione e se dovessi farlo ora, cioè iniziare il viaggio e chiedere una sponsorizzazione, non credo che otterrei delle sponsorizzazioni così facilmente!

Australia – Copyright On Her Bike

Qual è la sensazione che preferisci quando sei in sella?

Il senso di libertà e soprattutto viaggiare in solitaria. Ti senti davvero libera, ti alzi ogni giorno dove vuoi, quando vuoi, non guardi gli specchietti, non aspetti nessuno. Ti fermi quando vuoi… viaggiare con le persone è così diverso! Per me viaggiare in moto da sola è una questione di libertà e di connessione con Chillie. Forse sto diventando un po’ strana, perché parlo spesso con lei, come nei miei video quando mi sentite parlo sempre al plurale, siamo “noi” che partiamo. Non sono io che parto. Noi stiamo andando insieme. E se le parlo, lei mi risponde nella mia mente, quando per esempio le chiedo “Chillie, dove ci fermiamo a pranzo? Ci fermiamo in questo hotel?” È così la nostra “amicizia”. A volte hai bisogno di parlare con qualcuno e capita di non sentire una certa connessione… invece per me la mia moto è la mia migliore amica, è meglio di un umano, è come il tuo cane, come un animale a cui sei legato, ti prendi cura di lei, controlli se sta bene e alla fine della giornata le auguri la buonanotte! 

Mi sento così legata alla mia moto. Mi permette di andare in paesi lontani, è il mio tipo di moto, possiamo andare su strada, fuori strada, mi permette di vedere questi posti, in macchina non lo farei mai, non farei mai un viaggio via terra in macchina. Beh, mai dire mai, naturalmente, ma… non è un’esperienza completa. In moto si vive tutto, si sentono gli odori e il calore. È un’esperienza così forte… 

E dopo tutti i tuoi viaggi, diresti che la moto è un’esperienza fisica, spirituale o emotiva per te?

È tutto! ☺ Vorrei aggiungere che la moto è la migliore terapia. Ho lottato con lo stress post-traumatico dopo il mio incidente, avevo le ossa rotte… e la mia testa andava via da sola, è stato davvero un momento di merda, ma quando le ossa sono guarite, sono tornata in moto, a piccoli passi. Ma le moto sono la migliore terapia se sei stressata. Prima di allora avevo un lavoro estremamente stressante, e andavo spesso nel bush con la mia moto, mi accampavo e mi schiarivo le idee. La moto aiuta molto le persone che soffrono di depressione, di stress post-traumatico o di qualsiasi tipo di stress. Le moto fanno bene!

Guidare una moto in un viaggio in solitaria è spesso un’opportunità per scoprire sé stessi. Qual è la lezione più importante che la moto ti ha insegnato su te stessa?

Beh, mi ha insegnato a conoscere il mondo in generale, e questo tipo di viaggi mi ha reso decisamente più comprensiva, capisci meglio il mondo, perché quando vai in giro vedi come vivono le persone e cosa stanno passando. Si ha più comprensione per ogni tipo di etnia, religione o altro. Viaggiare può farti provare più compassione, più comprensione e diventi più calma. Non sono più stressata, la moto mi ha insegnato a seguire il “flow”, a non preoccuparmi, a non pianificare, a non avere una vita così organizzata, a essere parte del “flow”. Mi ha reso una persona migliore, di sicuro.

Potresti citare alcune cose che porteresti con te e altre che lasceresti indietro in un viaggio in solitaria?

Bisogna portare una mente aperta, e la Vegemite. Sai cos’è? È una cosa australiana, una specie di crema spalmabile a base di estratto di lievito, simile alla Marmite che viene venduta in America, la Vegemite è la versione australiana. Quando l’assaggi la prima volta è la cosa più disgustosa, ma avendo vissuto in Australia per 12 anni adesso non posso vivere senza, quindi devo assolutamente portarla con me in viaggio! ☺ Poi porterei lo shampoo viola, perché a seconda del paese è difficile da trovare (evita che il colore dei capelli biondi sbiadisca, ndr). Ah! Forse potremmo sostituire la Vegemite con una tenda autoportante da usare su terreni rocciosi dove è difficile usare i picchetti. Invece, bisogna lasciarsi alle spalle l’idea di non essere abbastanza pronti. Mi spiego meglio: alcune persone pensano che si debba essere pronti al 100%, ma non lo siamo mai. È come quando vuoi avere dei figli, non si è mai pronti al 100%. La parte più difficile è iniziare, è la parte più stressante, è quando la maggior parte delle persone ti dirà “sei stupida, non farlo!” e tu devi andare contro di loro, soprattutto i genitori polacchi ☺ Perciò bisogna lasciare alle spalle il pensiero che dovete essere pronte al 100%, perché se pensate “devo avere l’attrezzatura giusta, la moto giusta, tutto quello che serve” non partirete mai! Partite comunque! La gente viaggia in scooter, sidecar, tuk-tuk, motorini! Prendete quello che avete, portatevi una tenda, se avete bisogno di qualcosa lo troverete lungo la strada. Se aspettate il momento perfetto, la moto perfetta, il tutto perfetto, lasciate perdere, perché non partirete mai!

E poi lasciatevi alle spalle la paura di non essere in grado di viaggiare da sole perché non siete brave con le questioni meccaniche. Vi posso assicurare che la maggior parte dei viaggiatori overland che conosco non ha la minima idea di come fare. Suggerisco una formazione di base, per un semplice cambio dell’olio per esempio. E sapete una cosa? Il più delle volte non ne avrete bisogno, ma se avete un’idea di come fare, gli strumenti e i pezzi di ricambio, anche se siete in difficoltà, ci sarà qualcuno intorno a voi che ne sa di più, gli darete gli strumenti, gli darete i pezzi di ricambio e loro lo faranno per voi, giusto? Forse possono aiutarvi con le gomme perché non avete la forza, ma voi conoscerete la procedura, avete gli strumenti, avete il pezzo di ricambio, vedete qualcuno che passa, chiedetegli se può aiutarvi, forse potete dirgli “premi qui, premi là” e lui farà come dite e vi aiuterà. Lasciatevi alle spalle l’idea di non essere in grado di farlo e, se state viaggiando in Europa, non dovete preoccuparvi, perché nel peggiore dei casi, mettete la moto su un camion e la portate dal meccanico. Se parliamo di Africa o Sud America, è utile una preparazione di base, perché lì sì che bisogna essere pronti per gli imprevisti. Potrebbero esserci situazioni in cui non c’è nessuno e se state facendo fuoristrada estremo in Africa attraverso il deserto, potreste realmente ritrovarvi da sole. Ma lo volete fare davvero? Rimarrete sulle strade, giusto? Ci sono strade ovunque. Ci saranno villaggi. Sinceramente, se qualcosa va male, forse vi costerà denaro, ma si può chiedere aiuto agli abitanti. Quindi, munitevi degli attrezzi, dei principali pezzi di ricambio (non potete averli tutti: la camera d’aria, le gomme, un filtro per il motore, il filtro dell’olio…) siate preparate, ma non abbiate paura! Prima del viaggio si può pensare di non saper cambiare una pompa del carburante… ma sapete cosa? Io l’ho imparato in viaggio, avevo gli attrezzi, il pezzo di ricambio e l’ho cambiata! Potete farlo anche voi!

Cape Town Sud Africa – Copyright On Her Bike

Sei un’ingegnera, questo ti aiuta con i problemi di meccanica?

No… Sono un’ingegnera civile, è un settore molto tecnico. Onestamente, come ho detto vado in moto da quando avevo sedici anni e sono stata viziata fin dall’inizio, perché tutti i miei amici mi facevano la manutenzione gratis e c’era sempre qualcuno che si occupava della mia moto, ero come una principessa che non doveva mai toccare la moto, se non per guidarla. Ed è stato così per molti anni. E poi, prima del viaggio, mi ricordo di un viaggiatore overland che ospitai in Australia e veniva dal Regno Unito. Un giorno dissi che stavo preparando il viaggio e lui mi chiese: “Qual è la tua più grande paura?”. E io gli risposi: “Una gomma a terra!”. Non poteva crederci e mi disse: “Stai progettando di fare il giro del mondo e l’unica cosa di cui ti preoccupi è cambiare una gomma? Impara!”. Ed è quello che feci, per un intero fine settimana cambiai una gomma, dentro e fuori, dentro e fuori… e mi sentii pronta per partire! E sì, se sei in mezzo al nulla, ci sono molte cose che sono difficili da fare da soli, ma sai cosa? Se non c’è nessuno, anche se ci vuole un giorno, lo fai perché entri in uno stato di sopravvivenza e lo fai e basta. Comunque, in sei anni ho bucato solo una volta. Ero con altri due motociclisti che passavano di là, uno non aveva mai cambiato una gomma, l’altro l’aveva cambiata solo una volta, e io mi allenavo solo da un paio di mesi… quindi ci mettemmo due ore, ci divertimmo così tanto… cambiammo la gomma e partimmo di nuovo! Non fu un grosso problema.

Attraverso i social media, condividi la tua esperienza e incoraggi altre donne a vivere la loro passione, promuovendo anche l’empowerment femminile. Come reagiscono le donne ai racconti dei tuoi viaggi in solitaria?

A dire la verità, siamo una minoranza in questo settore e per quanto mi riguarda, essendo un’ingegnera sono sempre stata in un settore dominato dagli uomini. Poi, per esempio, su Instagram solo il 17% sono donne. Credo che la percentuale sia ancora più bassa su YouTube, dove il 92% è composto da uomini. E questo rispecchia il nostro settore. Siamo sicuramente il 20 e l’80, giusto? Ricevo molti messaggi da parte di uomini che mi dicono: “Io e mia moglie ti seguiamo” e questa è la cosa migliore quando sei sui social media. Quando ricevi email in cui ti dicono che hai ispirato qualcuno a prendere la patente, o qualcuno ti racconta che pensava di non farcela e invece ha fatto un viaggio in solitaria e ha campeggiato da solo o da sola… questo è molto gratificante e sento che vale la pena farlo. 

E per quanto riguarda i tuoi progetti futuri, c’è qualche posto speciale in cui vorresti andare in moto? Abbiamo visto sul tuo blog che sei già stata nel Sud Italia…

In realtà ci sono stata due volte, ho attraversato l’Italia mentre dalla Svizzera andavo in Slovenia e nei Balcani, e poi sono tornata con un traghetto dall’Albania a Bari, per poi finire a Salerno. Mete future? Beh, il mio viaggio di sei anni iniziò in Australia, poi andai in Corea, feci una pausa e poi attraversai Siberia, Mongolia, Asia centrale, Medio Oriente, paesi europei e Africa. Ora sono nel Nord America e attualmente sono in viaggio verso l’Alaska, salirò e poi scenderò, e poi c’è ancora un continente sulla lista, il Sud America…

Intervista e traduzione di Lisa Di Blas

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