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Due pesi due misure. La moto e la donna nel Meridione

10/11/2023
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La tipica energia istintiva e sanguigna, delle donne al sud, passa per degli stati di sopravvivenza che trovano radici profonde nella definizioni dei diritti. Nella sola Napoli, Maria Puteolana, che invece di prediligere i ricami in casa, nel 1300 difendeva con spada e corazza, le coste di Pozzuoli dai saraceni invasori. Eleonora De Fonseca Pimentel che da poetessa apprezzata a corte, quando a Napoli viene proclamata la Repubblica nel 1799, fu in prima fila a  dirigere un giornale, diventando una delle più note, rivoluzionarie.  O la cantante Ria Rosa, partita con i bastimenti sulla rotta Napoli-New York, in America, sarà chiamata Miss Liberty, per le sue parole nelle canzoni, in difesa degli ultimi o delle ingiustizie. Elvira Coda Notari, che viene ricordata come la prima donna produttrice, regista, sceneggiatrice (e talvolta anche attrice) in Italia che nel 1908 fonda la Dora Film con sede anche a New York. O la partigiana Maddalena Cerasuolo, che guida nel 1943 la rivolta popolare contro i fascisti, e li costringe alla ritirata. 

Se da un lato, sfuggire all’oppressione era il movente per non arrendersi nelle donne del sud in passato, dall’altro, la lotta, e la forza interiore che oggi viene messa in campo per la definizione di nuovi principi di libertà è costellata da impedimenti esterni, specifici o generalizzati che si sono emancipati, quanto i valori di libertà acquisiti. 

L’espressività stessa si è rinforzata nel volere delle donne. Molte più artiste si sono definite, pur rimanendo ancora marginalizzate nel sistema dell’arte rispetto agli uomini. Molte mansioni per pari opportunità, si sono offerte alle donne, dimostrando ai media e alla stampa di quanto il sistema avesse integrato nuove emancipazioni sociali, pur discriminando per salario o per contratto, le donne assunte, o coinvolte in impieghi specifici. Ma tutto questo non è tanto lontano, a quanto si vive e si attua sulle questioni di genere, come a Napoli, nel resto del mondo!

E’ di recente, che la corte di giustizia giapponese ha imposto alla Tokyo Medical University  il risarcimento di circa 18.26 milioni di ¥ ($127,000) a 27 donne, che avevano superato l’esame di accesso alla Facoltà, ma l’Università stessa, ne aveva manomesso i risultati, a favore dei candidati uomini, in modo da scongiurare la scalata del “gentil sesso”, troppo intelligente, nei confronti dei futuri dottori maschi!

Quando si trovano banalità per contare manchevolezze che non esistono, o si scredita per ridimensionare il femminile, allora si crea un divario profondo, nella creazione delle identità autonome, e si impedisce la crescita di personalità profonde. A chi giova questo? Agli uomini. La mancanza di autonomia femminile, diventa la creazione di dipendenze forzate e prolungate. Le donne, per certi versi, evolute ed emancipate, spaventano i maschi, non tanto per il valore che possono rappresentare nelle nuove prassi di vita, ma per la perdita di controllo che gli uomini in passato avevano in maniera totale, e, non possono, per certi versi, oggi più esercitare.  

L’acquisizione di potere, e la possibilità di scelta, che le donne del sud possono oggi affermare, ha da tempo interiorizzato la volontà di esprimersi, anche attraverso una moto. Un veicolo a due ruote, che per antonomasia, rappresenta una estensione dell’organo genitale per l’uomo, è diventato una nuova estensione emotiva per la donna.

L’andare in moto, non è un allontanarsi dalla quotidianità, dallo stereotipo a cui la donna è relegata, è un metro di misura del piacere personale, dell’entrare in connessione con una profonda volontà che non esclude l’altro, o la vita che scorre, ma una gioia personale indipendente dai ritmi o tempi che l’esistenza propone.

Il concetto di donna che si sacrifica per l’altro, ha lasciato un nuovo spazio interiore, di dedizione a se. In quel se, la moto si è posizionata, per ampliare la sfera emotiva, che non gareggia con il maschile, ma si evolve autonomamente, per offrire dei piaceri personali e profondi. Qui i paesaggi, e le condizioni meteorologiche, oltre il carattere costitutivo degli abitanti, favorisce la vita all’aria aperta, e le donne, stanno lavorando da tempo a radicarsi a personali valori, usando liberamente la migliore rappresentazione del proprio se.

L’accuratezza, che una donna motociclista, propone al sud, nei confronti delle scelte fatte, supera la divergenza clientelare delle assicurazioni che favoriscono i truffatori di incidenti falsi, i prezzi esorbitanti per classe di merito e provenienza territoriale, le targhe extra italiane che favoriscono l’illecito, i costi di manutenzione poco idonei a supportare donne, le strade inadatte alla circolazione a due ruote, alle volte, la semplicità attuata ai furti, o i costi ai vari ed eventuali sistemi antirapina, applicati alle moto.

E’ tutto più complesso, pesato e misurato in maniera diversa, secondo precise e chirurgiche discriminazioni di genere, quando si è alla guida a sud. Ci si aspetta che cadano, appena scatta verde il semaforo, che non siano capaci abbastanza, o forse senza troppe pretese, con spasmi di libertà, ma non troppo di valore. Si misura lo spazio di autenticazione, secondo una riconoscibilità patriarcale, chiamata preoccupazione verso il femminile, ma riconducibile solo al rischio della diminuzione del controllo su di esse, sopra citato.

L’innamoramento alla moto, qui a sud, da parte delle donne, è un valore troppo importante, se si pensa all’incapacità di benessere totale, che alle volte le relazioni familiari, sentimentali, e le città del meridione offrono. Non è solo il sistema sanitario a vacillare, ma tutta la politica territoriale, le prassi economiche e le pratiche di crescita lavorativa che mancano. In questo contesto insicuro, la moto è la certezza di un radicamento alla bellezza, alla solida definizione di una personalità autonoma e forte, che si esprime con coraggio e con la volontà di esserci, nella versione migliore di se stesse.

Essere una meridionale in moto, sembra per certi versi un’esigenza non prioritaria, agli occhi di molti, ma è invece lo stato più efficace, per poter costruire bellezza, ed equipararsi oltretutto, alle evoluzioni femministe del nord Europa. Quando sei abituata e circondata, da bruttezze sociali e culturali, l’anima subisce una tale mortificazione interiore, che se non si abitua a tale degrado, ne soffre e si dispera. Il mezzo a due ruote, diventa il filtro, e la lente del cuore, che armonizza e calibra il vissuto, in una versione estremamente potente, ampliando la sfera emotiva, in complesse e significative strutture sociali.

Alla costruzione di nuovi valori espressivi, quali l’andare in moto, o la scelta di diventare creative, auspico a tutte le donne del meridione, sempre in numero maggiore, perché così facendo, incentivano l’evoluzione personale e il radicamento alla libertà e alla bellezza, per se stesse, ma creano per le nuove generazioni di donne, una propensione a vivere a pieno, la vita che decidono di scegliere, rispettando le autonome priorità di amore e solidarietà. 

Se la partigiana Maddalena Cerasuolo, a Napoli fu capace di salvare il ponte della sanità ostacolando il piano dei fascisti, e garantendo tutt’ora il collegamento tra le diversi parti della città, le donne di oggi, che scelgono di affermare la propria libertà anche, con le due ruote, saranno capaci di ostacolare la deriva culturale intrapresa dalle politiche nazionali, diventando ponte per le donne di domani, poiché la resistenza individuale messa in campo nell’affermarsi, ha sempre e comunque, un riverbero collettivo potentissimo. 

Prof.ssa Rosaria Iazzetta
Consigliera Accademica – Coordinatrice Scuola di Scultura
Accademia di Belle Arti di Napoli

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