L’inaspettata uscita di scena dal motomondiale segna la fine di un’era: con la Clinica Mobile non se ne vanno solo i medici e fisioterapisti che hanno assistito tanti piloti, ma sfuma anche il sogno di qualcuno che cambiò il mondo delle corse e fece della sicurezza dei piloti una priorità.
LA STORIA FINO A OGGI
Oggi sembra un fatto scontato che i circuiti internazionali della MotoGP e della Superbike abbiano standard di sicurezza elevati e che il primo soccorso in caso di incidente venga realizzato in pista. Ma se non fosse stato per il dottor Claudio Costa e la sua Clinica Mobile, non sarebbe così.
La Clinica Mobile è il sogno del dottor Costa, un medico geniale e visionario, appassionato di moto fin da bambino che negli anni ’70, studiando la pericolosità delle corse, comprese l’importanza di un soccorso immediato in caso di incidente e introdusse la figura del medico rianimatore in pista. In pochi anni radunò un esercito di medici specializzati, tutti volontari che viaggiavano in tutto il mondo per salvaguardare la salute dei piloti del mondiale.
Successivamente, nel 1977 il dottor Costa ideò la struttura medica itinerante che fino a quest’anno si è occupata del benessere e della salute dei piloti durante tutte le gare nei circuiti della MotoGP e della Superbike. Da allora, i suoi medici e fisioterapisti hanno contribuito a salvare la vita e la carriera di molti piloti, per i quali quest’ospedale su ruote è sempre stato un punto di riferimento all’interno del paddock, dove trovare assistenza medica, ma anche supporto psicologico in un ambiente familiare e protetto, fuori dal caos del paddock e del weekend di gara.
Dopo tanti anni di servizio, nel 2014 il dottor Costa passò il testimone al dottor Michele Zasa, che ha portato avanti la sua missione con grande passione e professionalità per otto anni, garantendo un ottimo servizio medico e introducendo ogni anno apparecchiature e terapie nuove fino alla stagione sportiva 2021-2022. Purtroppo questa è stata l’ultima per l’ospedale viaggiante del motomondiale, perché Dorna Sports (azienda spagnola organizzatrice della MotoGP), in un’ottica di business centralizzante, ha deciso di dare la gestione degli aspetti medici a uno dei suoi sponsor, il gruppo medico Quirón Salud (anch’esso spagnolo).
Dal prossimo anno la struttura medica rimarrà attiva soltanto nel campionato di Superbike. Per molti, questa decisione è come dare un colpo di spugna a quarantacinque anni di duro lavoro fatto con grande passione, dove si sono alternati momenti indimenticabili di gloria, soddisfazioni, difficoltà e cambiamenti costanti per stare al passo con il tempo, in uno sport che forse ormai è troppo veloce, in pista e fuori. Ma si sa, “the show must go on” e sicuramente l’esperienza della Clinica Mobile sarà utile e apprezzata altrove.
LA GESTIONE DEGLI INFORTUNI NEGLI ANNI
Sono passate tante stagioni dal ’77 e ci sono stati molti cambiamenti: sicuramente negli ultimi anni i protocolli medici più rigidi, l’introduzione di centri medici fissi e i miglioramenti strutturali dei circuiti hanno permesso di gestire rischi e infortuni in modo efficiente e sembra tutto “più controllato”. Ma chi conosce la storia del motomondiale sa che nei primi anni in cui operava la struttura del dottor Costa forse c’erano meno protocolli. Nonostante questo la passione dei medici e il desiderio di correre dei piloti regalavano agli appassionati emozioni uniche, grazie a recuperi miracolosi e storie incredibili che hanno contribuito a creare “la mitologia degli eroi del motociclismo”, come ama definirla il dottor Costa.
Negli anni ’70 la priorità era dunque quella di prestare soccorso ai piloti in pista in caso di incidente, perché a quei tempi, la maggior parte dei circuiti non era organizzata con personale medico e la Clinica Mobile era l’unica fonte di assistenza medica. Il cambiamento avvenne tra gli anni ’80 e ’90, quando gli autodromi cominciarono a organizzarsi con il proprio personale di pronto intervento a bordo pista e strutture mediche fisse e vennero inoltre introdotti protocolli di sicurezza migliori. A quel punto, il dottor Costa iniziò a ridurre il personale sanitario d’emergenza lungo il circuito, per concentrarsi su aspetti altrettanto importanti come la gestione del trauma, la riabilitazione e la fisioterapia post infortunio e post allenamento, per i quali nel tempo si è ampliata, inserendo strumentazioni e creando collaborazioni con aziende all’avanguardia per fornire un servizio medico eccellente e trattamenti fisioterapici e riabilitativi innovativi.
Quindi, attualmente (e sarà così anche con l’arrivo di Quirón Salud), in caso di incidente, viene effettuata la prima fase di emergenza nel centro medico fisso, dove il pilota viene stabilizzato e, se necessario, successivamente viene trasportato in ospedale.
I protocolli sono uguali in MotoGP e Superbike, per cui nel mondiale WorldSBK la Clinica Mobile continuerà a lavorare allo stesso modo: un medico dello staff del dottor Zasa accompagna il pilota anche in ospedale, per offrire supporto emotivo e soprattutto facilitare la comunicazione all’estero (per questa ragione, tutti i medici e i fisioterapisti parlano diverse lingue). In caso di fratture semplici o traumi in generale, i piloti possono essere assistiti direttamente in clinica. Quando il pilota esce dall’ospedale inizia la fase di recupero durante la quale lo staff segue il pilota, in circuito e anche a casa se richiesto e necessario. Inoltre, con la fisioterapia viene svolto un lavoro di prevenzione dei danni.
La sicurezza è la priorità per la quale è nata questa struttura, che negli anni ha contribuito in modo attivo allo sviluppo di questo settore, offrendo consulenza, informazioni, studi e statistiche sugli infortuni ai maggiori produttori di equipaggiamento protettivo (caschi, tute, guanti e altri sistemi integrati), che negli ultimi dieci anni è migliorato molto grazie all’introduzione dell’airbag e i materiali utilizzati, ma con i nuovi stili di guida dei piloti che sfiorano il terreno e caratteristiche elettroniche super potenti (forse troppo ormai), il lavoro di sviluppo deve essere continuo. Inoltre, in collaborazione con IRTA e Dorna, il dottor Costa e il dottor Zasa hanno contribuito a rivedere e modificare i requisiti di sicurezza anche sui circuiti (la manutenzione è una condizione essenziale a garantire la sicurezza).
COME SI SPOSTA UN OSPEDALE SU RUOTE
Dal punto di vista logistico, non è semplice organizzare lo spostamento della struttura che attualmente, nella sua ultima versione, è distribuita su due piani. Inoltre, vanno trasportati anche i dispositivi medici ad alta tecnologia, le attrezzature, le forniture mediche e la farmacia. Durante le gare europee, il personale è composto da tre medici, un radiologo e sei fisioterapisti i quali possono occuparsi di diversi pazienti contemporaneamente. Per le gare “overseas” in Asia, America e Australia, non viene trasportato il camion perché sarebbe un costo insostenibile, ma si utilizzano delle strutture dei circuiti (come le squadre, che non trasportano le hospitality). La maggior parte dei piloti e del personale dei team arriva in pista il mercoledì, per cui parte del personale medico è già disponibile da quel giorno, mentre da giovedì fino a domenica pomeriggio è presente tutto lo staff. I giorni del fine settimana sono affollati dalle 8 del mattino fino a sera, non solo per gli infortuni che possono verificarsi in pista, ma anche per le esigenze di fisioterapia.
Alcuni piloti vanno in Clinica Mobile ogni giorno per un massaggio o una terapia specifica per migliorare le loro prestazioni e rilassarsi dopo aver corso o essersi allenati. Quando si tratta di fisioterapia, quasi tutti gli atleti vanno nella struttura medica per i massaggi, mentre i più famosi ricevono il trattamento nei loro motorhome, per evitare la folla del paddock (come ad esempio Valentino Rossi fino alla fine della sua carriera). I piloti arrivano con problematiche di ogni tipo, spesso anche non legate alla pista. Molti chiedono consiglio anche sull’alimentazione e sulla gestione dello stress da weekend di gara e da fuso orario. Capita spesso per esempio che i piloti si rivolgano all’ospedale itinerante per raffreddori improvvisi dovuti alle condizioni climatiche non proprio facili di certi circuiti. A livello di traumi da caduta, le aree più trattate sono mano, polso, spalla, clavicola, piede e caviglia. Anche le nostre eroine Ana Carrasco e soprattutto María Herrera si sono sempre rivolte alla Clinica Mobile (in alcuni casi quando nella sala di fisioterapia si vede un separé, normalmente dall’altro lato c’è una donna). È importante ricordare che l’ospedale viaggiante del dottor Zasa fino ad ora ha prestato servizio medico a tutte le persone che lavorano nel paddock, mentre la fisioterapia è sempre stata esclusiva per i piloti.
COME UNA FAMIGLIA
C’è da dire che spesso i piloti vanno in Clinica Mobile solo per rilassarsi in buona compagnia, scambiare due chiacchiere con i “colleghi” di pista e ascoltare buona musica (alcuni si portano la propria musica e collegano il telefono ai diffusori di musica, imponendo scherzosamente il proprio gusto musicale finché non se ne vanno!). Per i piloti è sempre stato un po’ come tornare a casa: appoggi le chiavi della moto accanto alla porta di casa e ti dimentichi di ciò che sta fuori. È la dimensione umana che fa la differenza: ogni pilota sviluppa un rapporto di fiducia con il proprio fisioterapista, cosa che permette di andare al di là della terapia e spesso trovare incoraggiamento e supporto. Quando i piloti sono in pista sembrano alieni o supereroi, con le loro tute colorate e i caschi fiammanti: potenti, agguerriti, spietati, tutti nemici con un solo obiettivo in mente. Ma quando entrano in Clinica Mobile ritornano a essere umani, sono più vulnerabili e nudi, sono tutti uguali, in un luogo dove è più facile chiarire malintesi e dove si è creata una dimensione parallela, senza pubblico e senza giornalisti.
Chissà se la nuova gestione sarà capace di ricreare questo ambiente. Sicuramente se hanno osservato la passione e l’operato della Clinica Mobile e hanno compreso che i piloti non sono soltanto atleti straordinari, ma anche uomini con tutte le loro debolezze, faranno un ottimo lavoro e veglieranno sulla loro salute offrendo un ambiente umano e non una semplice struttura medica.
Lisa Di Blas
foto credits: clinica mobile