Sonia Barbosa è una motociclista di origine portoghese di 45 anni che ha deciso di porsi un obiettivo davvero grande: fare il giro del mondo in sella alla sua moto. In parte ci è già riuscita percorrendo 17 mila km e quindi i primi due terzi di questo viaggio. La sua moto è a Vladivostok, in Russia, pronta per ripartire. Dal suo lavoro di autista di autobus da 19 anni a motoviaggiatrice sembra davvero una storia perfetta per un film di Hollywood!
Ciao Sonia, iniziamo subito a parlare di questo tuo sogno che sta pian piano diventando realtà: il giro del mondo in moto. Raccontaci come ti è venuta questa pazza idea, quanto ti manca per arrivare alla fine e se qualcuno ti ha ispirato.
Al ritorno dal mio viaggio in Alaska, mi sono seduta davanti al computer e ho visto un articolo di Miquel Silvestre in cui proponeva di fare il giro del mondo per chi, come me, ha un mese di vacanza all’anno. Quando l’ho letto sapevo che dovevo provarlo. Ho fatto due tappe in una quest’anno e l’anno prossimo devo completare il tour mondiale da Vancouver a New York.
Come l’hai organizzato? E quali consigli preziosi puoi dare alle motocicliste che vogliono viaggiare?
Organizzare un viaggio come questo in mezzo a una pandemia è pazzesco, quindi non organizzavo quasi nulla perché non dipendeva da me se mi facevano entrare o meno nei paesi che ho attraversato: Italia, Grecia, Bulgaria, Romania, Ucraina e tutta la Russia.
Ho letto che ti sei innamorata della moto tardi ed è una cosa comune a tante altre motocicliste. Qual è stata la scintilla che ha acceso questa passione?
Un viaggio a Orense (Galizia, Spagna) con un’amica che guida una moto da tutta la vita. E’ successo circa 14 anni fa. Ora ho 45 anni. Non è mai troppo tardi dicono. Non sapevo nemmeno come salire in moto. Al ritorno a casa mi sono subito iscritta alla scuola guida. Ho comprato la moto prima di prendere la patente e il mio maestro di scuola guida mi ha detto che “la moto non faceva per me”.
Quali sono state le più grandi difficoltà che hai superato in sella alla tua moto?
La difficoltà maggiore quando sei in moto è il terreno stesso. La Russia o il Kirghizistan sono stati molto difficili perché non ho esperienza in fuoristrada. Ne ho abbastanza per mantenere l’equilibrio e non cadere. Ammiro le persone che sanno guidare una moto anche in quelle condizioni ma non è il mio caso.
Che moto hai guidato finora e qual è quella che hai scelto per il tuo giro del mondo?
Ho avuto 4 moto. Una Ducati Monster 620 la prima, poi una sportiva, una Suzuki GSXR 600, ma è durata solo un anno e 25.000 chilometri perché volevo viaggiare. Avevo bisogno di più autonomia, una postura più eretta, di una moto che potesse portare le valigie. Alla fine ho optato per questa BMW F650GS, che io chiamo “Trailer” e che adoro. Non vedo l’ora di rivederla.
Vivi in un paese bellissimo come la Spagna ma sei nata in Portogallo. Sai dirci com’è il movimento motociclistico femminile? Vedere donne in moto è la normalità o sono ancora qualcosa di “strano”?
Sono nata ad Aveiro (Portogallo) ma sono venuta in Spagna quando avevo due anni. Il mio primo lungo viaggio in moto per me è stato per andare a trovare la mia famiglia e quando mi hanno visto lì da sola con la moto si sono messi le mani alla testa dicendo che ero matta. Questo è successo cinque mesi dopo aver preso la patente. Non so come sia lì in Portogallo il movimento motociclistico femminile, ma sicuramente è in aumento visto che ci sono sempre più donne motocicliste.
Hai mai avuto problemi a viaggiare solo per il fatto di essere donna?
Non ho avuto problemi ma ho passato qualche momento difficile. In Kirghizistan le donne mi hanno stretto la mano, ma alcune di loro non erano molto contente di vedermi guidare una moto. In Ucraina ho attraversato il confine alle 20:15, pioveva molto, quasi di notte, e lì c’erano 4 soldati armati. Non c’era nessun altro tranne me. Hanno perquisito le mie valigie, la mia moto. La cosa mi ha impressionato molto. A Miami sono arrivata all’una di notte e il GPS mi ha portato attraverso i quartieri della città, nelle zone più povere e mi sono abbastanza spaventata.
Sei libri pubblicati di cui uno da pochi giorni. Sei riuscita a unire la passione per la moto con quella per la scrittura. Ci descrivi un po’ di cosa parlano e perché hai sentito la necessità di scriverli?
Ho pubblicato sei libri in Spagna: tre dei quali sulle Asturie. Ho iniziato a raccontare delle Asturie da percorrere in moto 7 anni fa nel blog “Esplorare il paradiso in moto” e in un giornale. Gli altri tre libri sono diari dei miei viaggi: Alaska, in moto fino al Last Border, Kirghizistan, in moto attraverso il paradiso dei Nomadi e l’ultimo, su questa prima tappa del viaggio intorno al mondo “La ragazza che aveva fretta di vedere il mondo”.
Cos’è per te la moto? Come ti senti quando sei in sella?
La moto è uno stile di vita. In un mondo in cui i social network hanno rovinato molto i viaggi in moto, è difficile trovare persone che viaggino in modo puro. Vedo che molti si atteggiano e questo mi rattrista. La libertà è ciò che provo in sella, ma la sento anche quando mi siedo a mangiare un panino in montagna con la mia moto accanto e un paesaggio impressionante di fronte a me.
La pandemia ha in qualche modo interferito sui tuoi progetti di viaggio?
Ciò che mi ha fatto la pandemia non è stato altro che alimentare la mia voglia di viaggiare invece di tirarmi indietro. Ho ancora più forza. E’ più difficile, ci sono più problemi, ma poi quando sono ripartita è stato molto più eccitante.
Il giro del mondo e poi? Stai già pensando a qualche altra pazzia?
Sì sì. La moto resterà a New York e da lì la porterò in Sud America dove farò la Patagonia e scenderò a Ushuaia, Terra del Fuoco, Fine del Mondo. Quello sarà il mio prossimo “sogno”.
Che cosa ti senti di dire a chi ci sta leggendo e ha paura di viaggiare in solitaria?
Bene, la cosa migliore da fare è “non pensare”. Quando pensi a cosa accadrebbe se… beh, faresti la metà delle cose. Quindi, se dici a te stesso “Voglio farlo”, allora cercherai un modo per farlo e, alla fine, la vita ti mostrerà la strada da percorrere.
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MissBiker© 2022
Intervista di Lisa Cavalli