Prima donna a competere in Moto3 e prima donna in assoluto a conquistare il titolo di Campionessa del campionato misto di Supersport 300 nel 2018. Ana Carrasco è un’icona dello sport che si è guadagnata un posto d’onore nel mondo del motociclismo non solo per i suoi risultati in pista e i suoi record come donna pioniera nelle gare di velocità, ma anche per la sua inesauribile forza e determinazione nel ritornare in sella a competere dopo un infortunio grave. Superare, continuare, non mollare, tornare. Questa è Ana.
Oggi tocca l’allenamento e la riabilitazione in piscina. Ieri la fisioterapia manuale e la magnetoterapia, e ogni giorno elastici, macchine e pesi in palestra per rafforzare i muscoli e mantenerli attivi. Lentamente, con fiducia, un passo alla volta, fino ad arrivare di nuovo in pista, senza paura e con la stessa voglia di vincere, nonostante tutto e tutti.
La violenta caduta sul circuito di Mandalika, in Indonesia, che le ha procurato una doppia frattura di tibia e perone è un duro colpo che va a concludere una stagione già difficile, con zero punti e troppe difficoltà.
Ma Ana è orgogliosa dei suoi progressi che pubblica e condivide con i suoi follower quasi ogni giorno sui suoi canali Facebook e Instagram. Sorride sempre, nonostante la fatica e il dolore. Arriva camminando supportata dalle stampelle, ma il suo sguardo è deciso, perché anche se rimangono delle incognite sulle performance future, Ana è un’atleta consapevole delle sue capacità. Perché ci è già passata, è un déjà-vu, purtroppo.
Già nel 2020, a soli 24 anni, dopo aver assaporato la gloria del mondiale, la pilota murciana dovette ricominciare da capo, affrontando una prova che mise in pericolo la sua carriera e che avrebbe potuto cambiare totalmente anche la sua vita: durante una sessione di test sul circuito portoghese di Estoril, un terribile incidente le provocò la frattura delle vertebre D4 e D6. Un intervento chirurgico complesso, nove mesi di riabilitazione con alti e bassi, un intenso allenamento, ma soprattutto la determinazione che contraddistingue da sempre la pilota spagnola, le permisero di ritornare in pista la stagione successiva, nel 2021. Ma non al 100%. La lesione cervicale condizionava tutto, dall’allenamento alla performance in pista. Se prima dell’infortunio la lotta era per la vittoria, dopo il rientro Ana aveva nuove battaglie, con il dolore fisico, l’incertezza e quell’inevitabile paura di rifarsi male che rimangono dopo un grande trauma. Ma poi ci fu quella strabiliante, memorabile vittoria alla prima gara, a Misano, grazie alla quale Anna tornò a sentirsi competitiva e fiduciosa nella sua grande capacità di superare le difficoltà e rigenerarsi. Una vittoria in gara è sicuramente un’iniezione di fiducia per i piloti e, per le persone che seguono questo sport e magari vogliono provare a competere, è anche una dimostrazione che motivazione e impegno costante sono gli ingredienti giusti per raggiungere i proprio obiettivi. Ma tutto il lavoro che precede il rientro in pista dopo un infortunio ha lo stesso sapore di una vittoria. La sfida è diversa, l’obiettivo è ritornare a essere come prima o meglio di prima.
“Ciò che non ti uccide ti rende più forte”, è il tatuaggio che la pilota ha accanto alla sua cicatrice cervicale che mostra con orgoglio, perché entrambi sono parte della sua storia e sono un simbolo della sua forza di volontà. E questa determinazione e il processo per tornare a essere competitivi che la pilota condivide senza tabù, mostrando il motociclismo così com’è, sono motivi in più per guardare alla carriera di Ana Carrasco da un’altra prospettiva e imparare da lei cosa significa lottare per i propri sogni, per fare ciò che più ci piace anche se la vita a volte rende il percorso difficile, presentando sfide che di primo impatto possono sembrare insormontabili.
Da poco è arrivato anche l’annuncio del mancato rinnovo da parte del team BOÉ SKX Motorsports, che sostituisce Ana con l’australiano Joel Kelso. Così va il mondo della moto e degli sport ad alto livello, se non porti a casa risultati vieni sostituito e dopo un infortunio rimangono sempre troppi punti incerti per permettersi di aspettare.
Ma Ana è una che vive il momento e non perde il suo sorriso, che ci piace tanto e che sprigiona quell’ottimismo tipico di chi non si arrende mai e sa come affrontare le sfide della vita e della carriera sportiva.
Per noi Ana è un’atleta straordinaria, che vince ogni volta che sale sulla moto, perché con il suo lavoro ha mostrato alle ragazze giovani che le porte del mondo del motociclismo sono aperte e che gli ostacoli di tutti i tipi si possono superare. Forza Ana!