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Quando l’avventura è donna: Charlotte Rochenard e il suo viaggio

01/07/2023
Lisa Di Blas
Pubblicato in: ,

Nata e cresciuta in Bretagna, Francia, Charlotte Rochenard ha iniziato ad andare in moto da giovane su una piccola Honda 125 SL verde. Ha viaggiato soprattutto in India, ma dopo essersi trasferita in Gran Bretagna, è partita per uno straordinario viaggio in sella alla sua Husqvarna 701 che l’ha portata fino in Sud Africa.

Quando hai scoperto di voler guidare una moto e come hai imparato a farlo? Qual è stata la tua prima moto? Parlaci della tua moto attuale, “Harriet”, perché è speciale?    

Ho sempre voluto guidare una moto. Quando ero piccola, mio padre aveva una Honda GL1000 e mi piaceva andare a fare dei giri con lui. Poi, restaurò una Honda 125SL e questa è diventata la moto con cui imparai a guidare, avevo 13 anni. Sono cresciuta in campagna e quindi era facile esercitarmi nei campi con la moto. Presi poi la patente appena fu possibile, a 18/19 anni. Andai in India per studiare e comprai una Kawasaki Bajaj 50cc; all’epoca ero una studentessa e vivevo in India e quella moto era economica e perfetta per andare in giro a esplorare il paese. Poi comprai la mia prima “vera” moto, una BMW R65 del 1981 che acquistai quando mi trasferii in Inghilterra. Ce l’ho ancora, ma al momento è in fase di restauro: mi piace lavorare sulle mie moto oltre che guidarle! 

Ho comprato “Harriet” appositamente per il viaggio in Africa, è così speciale per me perché abbiamo condiviso così tanto attraversando l’Africa insieme. Non avevo mai avuto una moto da enduro prima e non avevo molta esperienza di fuoristrada, quindi all’inizio mi è sembrata molto diversa da guidare, i miei piedi non toccavano terra e all’inizio mi sentivo piuttosto a disagio. Ma mi piaceva tantissimo, è davvero divertente e rispondeva alle esigenze del viaggio in Africa: qualcosa di leggero ma in grado di affrontare le strade più impegnative, il fango, senza troppa elettronica. Tuttavia, la moto che uso di più sulle strade inglesi è la mia BMW RNineT, l’opposto di Harriet, ma amo anche questa moto, che ho da molti anni e con cui mi sono divertita a viaggiare attraverso il Regno Unito e in Francia quando non ero fuori strada. 

Da dove nasce l’ispirazione per i tuoi viaggi in moto in solitaria?

Credo di aver avuto sempre una forte attrazione per l’ignoto, e per me viaggiare ed esplorare è un bisogno. Ho fatto un po’ di viaggi con lo zaino in spalla, ma è stato quando mi sono trasferita in India che mi sono resa conto della libertà che dava avere un mezzo di trasporto tutto mio. Poter uscire dalla strada principale ed esplorare i sentieri secondari, allontanarsi dai percorsi turistici e scoprire la realtà…

Quale Paese ha segnato maggiormente la tua esperienza di motociclista? Secondo la tua esperienza, qual è stato il Paese più difficile da attraversare?

L’Africa occidentale presenta una grande varietà di sfide, che richiedono sempre molta attenzione, per il traffico e il caos delle città. L’asfalto pieno di buche o le piste sabbiose o rocciose che sono molto impegnative. Ma la Nigeria è probabilmente quella che mi è rimasta impressa fin dal primo giorno, per me è stata la più difficile da attraversare, senza contare l’incidente che ho avuto e che ha interrotto il mio viaggio. Il Paese e la gente sono bellissimi, ma l’esaurimento da caldo, l’inquinamento da traffico, le lunghe ore in sella, i numerosi posti di blocco armati lungo il percorso (circa 200), le strade dissestate e i percorsi a rischio sono stati molto difficili da affrontare a livello fisico.

E poi ho fatto un viaggio incredibile nel sud dell’India, ero in sella a una Royal Enfield Bullet 500, le strade erano semplicemente bellissime e si snodavano sulle colline del Kerala attraverso le piantagioni di tè e la riserva delle tigri.

Copyright Charlotte Rochenard

Qual è l’aiuto più prezioso su cui contare durante un viaggio in solitaria?

L’istinto! A volte può sembrare una sciocchezza, ma col tempo e in molte occasioni ho imparato che è l’aiuto più prezioso.

Qual è la cosa che preferisci dell’andare in moto? Diresti che il motociclismo è un’esperienza fisica, spirituale o emotiva per te? 

La sensazione di libertà, sentire il vento sul viso. Quando sono partita per il mio grande viaggio, ero così nervosa e un po’ spaventata dall’ignoto, ma non appena sono salita sulla moto, tutto è scomparso per lasciare soltanto un sorriso sul mio viso. Per me il motociclismo è pura emozione, ma può certamente diventare fisico quando si trascorrono molte ore in sella su strade impegnative.

L’andare in moto e i viaggi in solitaria sono spesso occasioni di scoperta di sé. Qual è la lezione più importante che il motociclismo ti ha insegnato su te stessa?

Viaggiare in moto ha sicuramente forgiato la mia capacità di recupero, ma anche di ammettere che a volte bisogna imparare a lasciarsi andare, non si può controllare tutto. Quando partii per il mio viaggio in Africa speravo mi desse una nuova spinta a livello emotivo, ero chiaramente alla ricerca di una sfida, che è arrivata, ma non nel modo in cui me l’aspettavo, bensì durante un grave incidente stradale in Nigeria, che mi ha decisamente plasmato.

Viaggio in solitaria: tre cose da portare e tre da lasciare (potete anche nominare le emozioni).

Cose da portare: pazienza, un buon kit di attrezzi, un oggetto di lusso (il mio è una caffettiera).

Cose da lasciare: aspettative, troppi vestiti, valigie rigide (anche se è una preferenza personale, le trovo piuttosto pericolose quando si va fuori strada).

Durante i tuoi viaggi, qual è stata la reazione della gente nel vedere una donna che viaggia da sola in moto? E come reagiscono le donne quando condividi le tue esperienze di viaggio in solitaria sui social media?   

Le persone (in Africa) di solito erano molto sorprese quando mi toglievo il casco e vedevano una donna: “Sei una donna, non dovresti essere vestita così e guidare una moto” o “Dovresti guidare un’auto, non una moto”. Ricordo di essermi fermata in una scuola in Guinea, tutti i bambini si sono precipitati verso la moto quando mi hanno vista, potevo vedere gli occhi di alcune bambine brillare come se stessero pensando: “Questo significa che anch’io posso guidare una moto!” Avevano mani dappertutto, volevano girare l’acceleratore.

Sembra che ci siano sempre più donne coinvolte nel mondo delle avventure motociclistiche sulle piattaforme sociali. Mi sembra che le donne reagiscano un po’ meno sui social media quando si condividono dei contenuti, ma io non sono così popolare sui social media rispetto ad altre viaggiatrici!

Copyright Charlotte Rochenard

In generale, cosa pensi che si possa fare di più per incoraggiare un maggior numero di donne a praticare il motociclismo?

Le cose stanno decisamente migliorando su questo fronte con l’aiuto dei social media, sia che si tratti di donne impegnate nello sport motociclistico (che si tratti di Dakar o MotoGP) o di viaggi. So che ci sono anche alcuni eventi durante i weekend dedicati alle donne, ad esempio nel Regno Unito e in Francia, in cui si tengono conferenze, corsi tecnici, test ride, che creano empowerment e ispirazione all’interno della comunità. Mi sembra che questo sia un ottimo modo per condividere e incoraggiare, e forse per quelle che non hanno voglia di viaggiare da sole, anche i viaggi su strada dedicati alle donne in generale sono utili. Le donne dovrebbero ispirare le donne.

Ricordi che ti emozionano per tutta la vita: puoi citare il luogo più straordinario che hai visitato in moto e una persona indimenticabile che hai incontrato durante i tuoi viaggi?

È una domanda difficile! Ci sono così tanti luoghi straordinari con bei ricordi e persone. Mi piace molto quando, dopo una lunga giornata in moto senza un piano preciso su dove fermarsi per la notte, ci si imbatte nel posto più bello, ci si accampa, ci si rilassa con un drink e a volte si condivide il momento con persone incontrate sulla strada e si condividono storie in un luogo remoto e improbabile del mondo. Ogni ricordo e ogni situazione sono unici, e a volte si tratta di un solo piccolo momento divertente condiviso in viaggio che rimarrà impresso nella memoria per sempre.

Quali sono i tuoi progetti futuri? C’è qualche posto speciale in cui vorresti andare in moto?

Mi piacerebbe scoprire altre parti del mondo su due ruote, compresa la costa orientale dell’Africa, per completare il giro completo dell’Africa, perché credo che l’intero pianeta valga la pena di essere scoperto. Ma vorrei anche, nei prossimi anni, partecipare ai rallies raid e far fare ad Harriet quello per cui è stata costruita, perché senza bagagli è molto divertente! Mi piacciono le sfide che i rallies offrono e lo spirito motociclistico e la comunità che questi eventi portano con sé.

 Infine, quale consiglio puoi dare a tutte le donne ancora indecise sul loro primo viaggio in solitaria e a tutte le donne della comunità di MissBiker che sognano di essere uno spirito libero in sella alla loro moto?

Seguite il vostro cuore e i vostri sogni! Credete in voi stesse. Non rimpiangerete mai le cose che avete fatto, ma potreste rimpiangere di non averle fatte. Non ascoltate le persone che non l’hanno mai fatto e che vi dicono che è pericoloso per le donne. Per quel che vale, ho sempre trovato più facile viaggiare da sola che accompagnata da un uomo. Il mondo si prenderà cura di voi!

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Intervista e traduzione di Lisa Di Blas

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