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Lei, la mia forza

17/02/2024
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Ciao sono Dania, sono entrata da poco negli anta, e per fortuna sono ancora qui!
Sono nata con una grave malformazione al cuore, sistemata con degli interventi proprio nei primi anni di vita, e fortunatamente, fino a tre anni fa non ho mai avuto nessun problema, andava tutto bene.
Vivevo come se il problema non esistesse, una vita normale, anche se per alcuni, a volte, con un po’ di brio in più, perché non davo ascolto mai a nessuno.
Questo mio modo di vivere mi veniva sempre rimarcato e rimproverato, anche da mio papà, persona importantissima e punto fisso della mia vita che, secondo lui, essendo femmina, non dovevo avere tanti grilli per la testa e fare una vita più tranquilla, pensare a cose più femminili invece che da maschiaccio, per non crearmi ulteriori problemi. Ma io volevo la moto!

L’inizio di tutto

I miei primi ricordi sono di quando ero bambina quando sentivo in lontananza quel rumore assordante avvicinarsi e guardavo dal finestrino della macchina per vederla, ed “eccola lì, una moto!”.
Mi si illuminavano gli occhi, era affascinante, bellissima, possente. Mi faceva battere forte il cuore, un’emozione unica, e ogni volta quel sogno, di essere io un giorno a guidarla.
Quando avevo circa 4 anni, una conoscente di famiglia mi regalò dei giocattoli della figlia ormai grande, e in mezzo a questi, c’era proprio una moto.
Era elettrica e andava a batterie, era quella di Barbie, e da lì, non ho mai più smesso di pensare a realizzare il mio sogno.
Durante l’adolescenza la mia voglia aumentò sempre di più, però avevo paura del motorino e quindi mi consolai con le macchine. Ma niente la voglia aumentava sempre di più, e vendo che c’erano anche altre ragazze in moto, volevo tentare.
Uno dei problemi che dovevo affrontare è il più comune a tante di noi, l’altezza e peso.
Perché oltre ad avere problemi di salute, sono anche minuta e mingherlina, e con i miei neanche 50 kg per meno di 160 cm di altezza, è un po’ difficile tenere su un bolide super sportivo come un CBR RR, che rimarrà, ahimè, solo nei sogni, quindi dovevo indirizzare la ricerca a moto adatte a me.
Questa ricerca diventò però un’ossessione che mi portava a volte, anche a tanto sconforto e momenti di rinuncia e, anche se cercavo di adattarle, mancava sempre qualcosa.

Il supporto inaspettato

Fortunatamente ho sempre trovato persone che mi hanno aiuto, dandomi i consigli giusti, tra cui mio papà.
Nonostante la sua contrarietà, e la grande arrabbiatura che prese il giorno in cui gli presentai il foglio rosa, iscritta di nascosto, e decisa di acquistare la mia prima motina per fare pratica, mi accompagnò e fu proprio lui a diventare il mio principale insegnante.

Le soddisfazioni arrivarono, e quelle più grandi sono state quando si iniziò a girare seriamente tutti assieme, io, i miei amici e i miei genitori, ognuno con la propria moto, ma la più bella è che mio papà, col tempo è diventato il mio primo sostenitore, vantandosi con la gente che sono anche brava a guidare e ora, che lui non ha più la moto, si diverte ad usare la mia.

La mia felicità, però si ferma dopo un incidente avvenuto in una bella giornata di inizio stagione, al ritorno dal mare, con gli amici di sempre. Il morale mi andò talmente tanto giù che, nei giorni e nei mesi successivi la moto la usai sempre meno.
Ci pensai milioni di volte, non avevo il coraggio, sentivo che non dovevo farlo, ma un giorno decisi di venderla per inutilizzo. Neanche il tempo di mettere l’annuncio che una persona la venne a vedere e se la portò via. Meglio così pensai, via il dente via il dolore, anche per la tranquillità di mio papà ma, con il più grande dispiacere e frustrazione di sempre, tanto che le persone che mi conoscevano mi dicevano che avevo fatto il più grande sbaglio della mia vita.

Un nuovo inizio

Per quasi 10 anni ritornai a fare solo la “zavorrina”. Andava bene così, mi dicevo, sì dai, è meno impegnativo, meno stressante, c’è meno rischio di farsi male, ti portano in giro, stai solo seduta e ti godi il paesaggio. Mi ero adattata a quella convinzione, ma dentro di me sentivo che non era giusto, non era quello che volevo, non mi bastava. Stavo male ogni volta che vedevo altre ragazze felici a guidare la loro moto pensando “Potrei essere io, loro hanno più coraggio di me!”

Finché, grazie questa volta a mio marito anche lui biker, capendo l’importanza che aveva la moto per me, volle farmi nuovamente realizzare il sogno di tornare in sella.
Ricominciò di nuovo la ricerca della moto adatta, adesso però, oltre al problema della statura, c’era anche la consapevolezza che la moto può essere pericolosa, molto impegnativa e stressante, ma la voglia era tanta, troppa!
Trovai una naked di piccola cilindrata, giusta in tutto per riprendere mano, così per il mio 38esimo compleanno mio marito me la regalò. Ero felicissima mi sentivo di nuovo io!

La mia moto, la mia forza

Mi sono innamorata a prima vista di questa piccola naked che assomigliava a quelle grandi, me la sentivo perfetta ma, nonostante tutto, sembrava mancasse ancora qualcosa e dopo un po’ mi tornò quella smania di volere la moto di cilindrata superiore solo per dimostrare agli altri.
Così il mio paziente marito dopo tante riflessioni, decise di cambiare la sua per prenderne una che potessi guidare anch’io, dandomi la possibilità di capire cosa volevo fare, se tenere la mia piccolina o cambiarla con quella grande.
Durante uno scambio di moto tra me e lui, vedendola guidare da lui, finalmente capii che la mia piccola non aveva niente da invidiare alle sorelle maggiori, anzi era proprio bella e faceva la sua figura, oltre ad essere divertente, trovando pace per la mia smania e convincendomi che è lei la mia moto, la mia bestiolina, che per me, è la più bella del reame.
La mia Kawasaki Z400, talmente personalizzata che, oltre a non sembra neanche più una semplice piccola naked, esprime tutto il nostro carattere ribelle ed egocentrico e cosa fondamentale, la considero una parte di me, un prolungamento del mio corpo, lei è la mia forza.

La tranquillità e la spensieratezza sembravano finalmente arrivati, ma subentrò un altro problema, che mai mi sarei aspettata, uno grosso problema di salute.
Dopo un lungo calvario, tante sofferenze e sentendomi dire anche cose molto schioccanti e sconvolgenti, mi venne confermato che quello che mi stava succedendo, era una conseguenza tardiva degli interventi che subii da piccola.
Con l’incredulità, e dando retta solo al mio sesto senso, pensando che fosse solo tutto un brutto sogno, un momento buio, un’altra sfida della vita, decisi di rinunciare a fare le scelte che i medici mi avevano proposto e, consapevole che il problema di salute si è aggravato, trovai la forza solo nel pensiero di tornare in sella alla mia bestiolina verde e riprendere in mano la mia vita.
Lei, e tutta la passione che ho per la moto, mi hanno riportato quasi alla normalità, e ogni volta che la guardo e la guido mi trasmette una forza unica, mi fa sentire onnipotente, come se anche lei mi dicesse vai avanti per la tua strada con me e nessuno ti fermerà.

Una nuova sfida

Tutto bene quel che finisce bene, pensavo, ma no!
Perché dopo tutte queste peripezie e i vari problemi, spesso mi prendeva l’ansia!
L’ansia di guidare, di andare per strada, la paura di trovare l’imprevisto, la gente sbadata o fare un errore e farmi male. Disperata mi chiedevo il perché.
La moto è sempre stata la cosa più importante della mia vita e sempre lo sarà! Perché mi è successo questo? Ho fatto giudizio o cosa?
La risposta forse è che avevo bisogno di scrivere, rileggere e condividere la mia storia con voi della community, per ritrovare lo spirito e la forza perduta, di una vera biker che non si arrende mai!

Dania B.

Leggi tutte le storie delle ragazze in moto della community di MissBiker QUI

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