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La SP 31, un corridoio per la Lessinia

24/07/2023
Sabrina Godalli
Pubblicato in: ,

Ho scoperto che mi piace un sacco andare in moto. E, fin qua, niente di nuovo. Ho scoperto, poi, che mi piace un sacco andare in moto seguendo strade che vengono considerate un po’ di seconda mano, quelle che tanti, o quasi tutti, snobbano. Si è soliti pensare che, per fare un giro in moto figo, o interessante, soprattutto nel fine settimana, occorra fare centinaia di chilometri, passi alpini, o appenninici, curve da panico nei classici posti che vediamo nei post su Facebook o Instagram. Però, a un certo punto, vuoi per necessità, vuoi per curiosità, si può cambiare il modo di intendere la moto. Perché non dedicarsi un paio d’ore a guidare in un percorso vicino a casa? Qualche strada dei paesetti che abbiamo sentito nominare decine di volte in vita nostra, ma che facciamo quasi finta che non esistano. Ebbene, vi racconto una storia. La storia di una strada che attraversa una vallata che ho imparato ad apprezzare davvero tanto: la Valle del Chiampo. Tutti coloro che abitano nella mia zona, oppure a ridosso della cittadina di Chiampo, oppure nell’alto vicentino, faranno, forse, un ghigno di disapprovazione a sentir parlare di questi posti. E ora capirete il perché.

La Valle del Chiampo

Ebbene, questa valle si trova nella parte settentrionale della provincia di Vicenza, nel territorio che viene chiamato appunto “Alto Vicentino”. Non vi copio le indicazioni che ci sono su Wikipedia, dai, ma la valle prende il nome proprio dal torrente Chiampo. Si dirama per circa 30 chilometri e, tra gli altri comuni, al suo interno troviamo proprio Chiampo e Arzignano. Qui, nel secondo dopoguerra, si è sviluppata l’industria della concia diventando un polo produttivo di rilevanza nazionale e internazionale. Detto in parole povere la Valle del Chiampo è un ammasso enorme di capannoni, uno vicino all’altro, quasi senza soluzione di continuità, dove si vedono quasi esclusivamente pelli da conciare e conciate, letteralmente ovunque. Salendo poi verso il comune di Chiampo si trovano fabbriche per la lavorazione del marmo. Quindi, Sabrina, vuoi proporre di fare un giro in moto in una specie di zona industriale? Vuoi dare indicazione a altre ragazze di fare un giro in moto in mezzo ai posti dove c’è “puzza da concerie”? No, raga, no. Niente pregiudizi: vi mostro questo luogo da un’angolazione diversa. 

Il percorso

La SP31 inizia nel comune di Montebello Vicentino e percorre la Valle del Chiampo in tutta la sua lunghezza. Si arriva al suo punto di inizio percorrendo la SS11 sia da Vicenza che da Verona.

Il primo tratto è prevalentemente pianeggiante nei comuni appunto di Montebello Vicentino, Zermeghedo, Montorso. Poi, impercettibilmente si inizia a salire e in alcuni punti, già nel comune di Arzignano, la strada è in leggera pendenza.

In moto, fate come mi trovo a fare tantissime volte io finché guido il camion, alzate lo sguardo. Andate oltre ai tetti dei capannoni e le insegne delle industrie, che tanto hanno dato, e tanto hanno tolto, a questo territorio che sembra non volere nessuno una volta suonate le sirene dei fine turno al lavoro. Vedrete scorci davvero interessanti sia della mia amata Lessinia, sia delle Piccole Dolomiti.

La Valle del Chiampo, mano a mano che si percorre la sua unica strada principale, si restringe in angoli e pendenze che in alto sono ancora verdi. Passato il centro di Arzignano arrivate poi a Chiampo; una volta superato l’unico semaforo presente e la successiva rotonda, il traffico diminuisce drasticamente.
Ho provato questa strada in tutte le stagioni e con vari climi e ciò succede sempre, garantito! La strada inizia a salire in maniera più visibile per arrivare poi a San Pietro Mussolino. Vedrete già il paesaggio attorno a voi cambiare.

Prima di raggiungere gli altri abitati che si susseguono verso le montagne, Molino, Crespadoro, Ferrazza, trovate le indicazioni per poter visitare una delle sculture di uno dei miei artisti preferiti, Marco Martalar: l’Ape Vaia.

La valle si restringe molto e siete attorniate solo dal bosco. La temperatura diminuisce anche per il fatto che il percorso è spesso in ombra. D’estate è un paradiso; occhio con la stagione fredda alle curve che non sono esposte al sole. Se in autunno volete seguire il trend di ammirare il foliage, senza dover smanettare per centinaia di chilometri, troverete le location giuste (a riguardo, se avete il pallino delle foto con i colori autunnali, seguite la provinciale fino alle indicazioni che troverete alla vostra destra dei paesi di Altissimo e, successivamente, Castelvecchio. Meritano assolutamente!).

La strada si restringe con alcuni tornanti più stretti, ma ottimi per fare un po’ di pratica con le curve a destra. Prima dell’abitato di Durlo, vedrete nitido davanti a voi il Monte di Marana, come viene chiamato in zona. Una volta arrivate per l’appunto a Durlo, paese piccolissimo, vi consiglio di fermarvi. Durante la bella stagione trovate una mostra di pittura in alcune stanze lungo la strada e, non appena togliete il casco, potrete annusare quel profumo un po’ magico e altrettanto alchemico della Lessinia. Lessinia, la terra delle streghe, è un territorio davvero enorme. Mi sono innamorata della sua aura alcuni anni fa e il richiamo che ha è sempre più forte. I paesi che la delimitano hanno tutti quel profumo: un misto di fieno e fumo di legna bruciata, vecchi scuri e case antiche ormai chiuse, capitelli per tante Madonne e santi diversi, noci alti e rugosi.

Guardando in su, verso nord ovest, drizzate le orecchie: sentirete quella voce roca e invitante che vi richiama a conoscerla. In paese c’è un unico bar, non sempre aperto. Una volta terminata la sosta, potete ripartire sempre seguendo la strada principale che, ora, sembra una strada senza uscita per la larghezza e la manutenzione che ha. Ma il fascino che ha il tragitto, vi metterà curiosità di continuare. E dove si va? Verso la fine della provincia di Vicenza e l’inizio della provincia di Verona.

Un cambio di panorama e di vegetazione vi darà la conferma: ora sì, siete arrivate in Lessinia, Baatarlant, terra dei padri in Cimbro. E quel paese che vedete là in alto, quale sarà? Magari ve lo racconto la prossima volta…

Sabrina Godalli

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