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Elena “Hele biker” axinte: “rispettate il mondo, non giudicatelo”

24/04/2023
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Con il motto “casa è ovunque” Elena “Hele biker” ha iniziato ad esplorare il mondo in sella alla sua harley davidson sportster 883 iron. Quello che è iniziato come un breve viaggio è ora diventato uno stile di vita per lei, un modo per ispirare altre donne e per connettersi con persone di tutto il mondo.

Elena Axinte da 6 anni motociclista e da 3 anni in giro per il mondo con sua moto.  Romena di origine, residente a Milano da più di 12 anni, attrice di teatro e teatro terapeuta. Tre anni fa ha deciso di cambiare casa e trasformare la sua vita: da Milano al mondo. Ed è così che si è trasformata in Hele Biker, una viaggiatrice in sella alla sua amata Harley Davidson Sportster 883.

Ciao elena, grazie per averci dedicato del tempo per rispondere alle nostre domande. Per prima cosa, com’è nata in te la passione per la moto?
La passione per la moto, nel mio caso per le harley, nasce da zavorrina innamorata. Da lì ho voluto a tutti i costi una harley-davidson nella mia vita. Non m’interessava niente di altre moto e non avevo idea di cosa avrei fato con questa moto. Semplicemente la volevo. E’ così che da zavorrina innamorata sono passata ad essere innamorata perdutamente della mia moto.

Secondo te, quali sono le emozioni più importanti che la moto dà?
Quell’aria nel petto mi ha sempre dato la sensazione di volare. Sorridevo, quasi in modo ironico quando sentivo parlare di quelle storie di legame con le moto, fino a quando è successo anche a me. Ed è questa una delle emozioni più forti: come insieme alla moto diventiamo una sola cosa e mi sento quasi come se galleggiassimo nel mondo.
Poi con il tempo sono tante le emozioni che scopri con la moto come la famosa libertà della quale parlano tutti. Anche io ho avuto tutte queste emozioni all’inizio: senso di libertà e indipendenza, adrenalina anche un senso di erotismo. Ma oggi, dopo tanti chilometri percorsi nel mondo, la moto non è più solo emozione ma un stile di vita, è la mia compagna, lo strumento che ha cambiato la direzione della mia vita e che mi porta sulla strada del mio destino.

Hai trascorso un anno in arabia saudita da sola in moto e per giunta nei tempi della pandemia. Ci racconti com’è stata questa esperienza?
Oh, la mia storia con l’arabia saudita è una storia infinita. È già passato un anno da quando sono uscita per l’ultima volta da quel paese e tre da quando sono entrata per la prima volta e tutt’ora mi manca ogni momento trascorso lì e ogni posto. E’ una storia molto bella.

Un’anno prima di cominciare questo viaggio nel mondo (come lo chiamo io) ho fatto un viaggio più piccolo in africa e in marocco. Avevo incontrato proprio lì una persona che mi ha parlato talmente tanto e talmente bene dell’arabia saudita che mi sono messa in mente che ci devo arrivare.
Quindi ad agosto 2019, quando ho cominciato questo viaggio, ho deciso di raggiungere questa meta. Però ai tempi era assolutamente impossibile. Le donne avevano restrizioni nel viaggiare da sole nel paese (potevano ottenere il visto solo accompagnate dal marito o dalla famiglia oppure il visto di lavoro) e di guidare la moto non se ne parlava proprio. Ma non so perché, io ero sicura che sarei arrivata lì quindi ho cominciato il mio viaggio seguendo quella direzione.
Dopo qualche mese, mentre ero già in turchia, esce la notizia che arabia saudita ha ammorbidito le condizioni di viaggio per turisti incluso donne. Quindi quello che prima era impossibile, era ora a portata di un click (visto online). Ed è così che sono diventata la prima donna straniera ad entrare in arabia saudita da sola con la moto (erano entrate alcune viaggiatrici prima di ma non da sole). È stata solo una questione di “posto giusto al momento giusto”, nessun merito mio, oltre quello di aver sognato e di essere andata avanti senza cambiare direzione.

È diventata poi una delle esperienze più belle della mia vita e forse del mio viaggio. Perché non solo che sono riuscita ad entrare, ma sono rimasta anche bloccata lì per un anno intero. La pandemia è cominciata dopo un paio di settimane che ero entrata nel paese. Ci sono stati 3 mesi di lockdown, poi tutto è stato riaperto tranne i confini. Ed è cosi che mi sono ritrovata ad esplorare per un anno ogni angolo di questo grande è affascinante paese con deserti magici, costiere, spiagge ed isole spettacolari, montagne rocciose e anche verdi con tornanti da far gola a ogni motociclista, ma soprattutto con una cultura straordinaria che mi ha trasformata e arricchita enormemente.

C’erano restrizioni per una donna che volesse viaggiare da sola in arabia saudita e, come ci hai raccontato, tu sei stata tra le prime dopo l’abolizione di queste norme. Come sei stata accolta e come hai vissuto quei momenti?
Ero ovviamente una novità per tutti e sono sempre accolta come una super ospite all’inizio. Poi in tutte le situazioni finivo per essere ricevuta sempre e ovunque come parte della famiglia. Sono stata avvertita che avrei potuto ritrovare delle resistenze in certi posti, ma anche nei posti più remoti, nelle comunità tradizionalmente più chiuse, sono sempre stata ricevuta con braccia aperte, ammirazione e rispetto. Ovviamente c’è una grande differenza tra come ammiravano quello che stavo facendo io in quanto donna straniera e la loro reazione di fronte alla possibilità che una donna della loro cultura facesse la stessa cosa. Questo però è un altro discorso, molto complesso e lungo.

Comunque attualmente l’arabia saudita è molto aperta al turismo, non ci sono restrizioni particolari, rimane solo a te adeguarti ad una cultura molto diversa e cercare di rispettare i costumi dei posti in cui vai.

Ci racconti qualche aneddoto del viaggio che ti ha fatto particolarmente piacere?
I momenti ed i particolari sono tanti. Difficile fare sceglierne alcuni. Rimango sempre attonita di come vengo ricevuta dalla gente, di come tutti mi aprono le loro case come se io fossi una figlia che torna a casa da un lungo viaggio. Sono queste le cose più importanti che mi rimangono, che il mondo al contrario di come stano cercando in molti di pitturarlo, non sta andando così male, anzi, c’è tanto buono e bello.

Per il resto è successo di tutto: notti magiche in solitaria nei deserti, tanto tempo passato con delle comunità e tribù particolari, innamoramenti, problemi con la moto, situazioni al limite o ridicole, pure sparatorie! E poi nuove passioni coltivate e centinaia di famiglie e amici nuovi. C’è di tutto nel mio viaggio.

Hai mai avuto paura ad essere sola in un paese sconosciuto?
Non ho mai avuto paura. Mai. In ogni posto o paese in cui vado sento dentro di me tanto entusiasmo ma se sento un filo di paura semplicemente non ci vado, prendo alte strade che mi fanno stare in pace ed armonia. Credo questo sia un mio piccolo segreto. Non mi lascio mai vivere con la paura.

Il tuo viaggio è ricco di significato. Pensi possa aver ispirato altre donne a sentirsi più libere di inseguire i propri sogni?
Credo di si. Io stessa sono stata ispirata da storie di altre donne che facevano questo prima che io partissi. Tante ragazze mi dicono che si sentono ispirate. Non so quante hanno preso davvero una moto e sono partite, ma vedere qualcuno che ce la fa, aiuta tanto.
Quando ho deciso di partire per il mio primo viaggio in africa, in solitaria con la harley-davidson e avendo la moto e la patente da soli 2 anni, non avevo il minimo di idea o informazioni su viaggi e non sapevo che esistesse gente che faceva quello che io sto facendo oggi. Allora ho scritto su google esattamente così : “donna da sola con la moto in africa”. Ed è venuta fuori una ragazza che a quei tempi viaggiava da 3 anni. Per me è bastato vedere lei lì, per dire: “anche io posso farlo!” e non ho più cambiato la mia decisione da quel momento.
Quindi anche se avevo già l’idea di partire, il fatto di aver scoperto lei, mi ha motivata e confermato che ce l’avrei fatto. Poi ho cominciato a seguirla e siamo diventate anche amiche, ci siamo incontrate e scambiato storie di vita, ma quel momento lì è stato fondamentale per la mia decisione.

Quindi chissà, forse anche altre ragazze hanno scoperto me scrivendo su google “donna da sola in arabia saudita”. Il potere della condivisone e dell’esempio sono estremamente importanti.

Poi al di la della moto e dei viaggi, io sono sempre in contatto con donne e ragazze, molte volte ho anche incontri nelle scuole dove parlo di sogni e vite felici. Spero di aver dato coraggio a molte di loro. Perché come dico sempre, non tutti devono prendere una moto e partire per il giro del mondo per avere una vita felice ed appagata, ma tutti, sì, devono scavare, cercare e trovare i propri sogni e la propria missione nella vita.

Ps: la ragazza di cui parlo si chiama anna grechishkina, una grande moto viaggiatrice ucraina che per 7 anni ha viaggiato continuamente senza mai tornare nel suo paese. L’anno scorso, quando la guerra è iniziata in ucraina, anna ha interrotto il suo viaggio per la prima volta in 7 anni, ha preso un aereo ed è tornata a casa unendosi come volontaria all’esercito ucraino. Anna è stata e lo è ancora una delle mie viaggiatrice preferite e la mia prima fonte d’ispirazione. La potete trovare su tutte i canali social media col suo nome.

Raccontaci del tuo equipaggiamento. Con cosa sei partita e cosa hai lasciato a casa? Che cosa consigli di portare assolutamente in un viaggio come il tuo?
Quando sono partita ho impacchettato la mia vita su una moto e tre borse. Il mio non è stato un viaggio a tempo determinato o con destinazioni specifiche. Io sono partita nel mondo, senza sapere per quanto tempo e dove e non ho lasciato più niente dietro. Sono partita per vivere, quindi ancora più complicato nella decisione del bagaglio. Come mi piace dire, mi sono trasferita nel mondo.

Ti serve un po’ di tutto quando la tua casa diventi tu, la tua moto e quelle tre borse. Quindi ho cercato di fare una piccola divisione. Ho due borse laterali (soft bags waterproof di amphibious). Una la chiamo “camera da letto” perché lì tengo la tenda, sacco a pelo, materasso e altre cose da campeggio. L’altra l’ho chiamata garage perché ho dentro tutte le cose per la moto, da pezzi di ricambio fino agli attrezzi più altre cose fuori stagione.

Poi c’è una rollbag (sempre waterproof amphibious) al posto della sella del passeggero e quella è il guardaroba. Lì dentro tengo i vestiti, cosmetici e medicinali. Con i vestiti sono sempre in conflitto. Quando mi fermo più tempo in un posto mi lamento che non ho niente da mettere addosso e quando riparto e devo riordinare sento sempre che ho troppa roba. Comunque devo portarmi roba per tutte le stagioni, sia da moto che vestiti da vita di tutti i giorni.

Sopra a questa roll bag ho anche uno zaino (waterproof amphibious) che chiamo ufficio. Lì tengo tutta la roba elettronica, computer, foto/video, caricatori , batterie ma anche documenti e altre cose personali. Ho anche una borsa da serbatoio dove tengo cose che mi servono immediatamente sulla strada e una piccola borsa, west bag, con portafoglio e altre piccole cose. Ed è questa tutta la mia vita in questo momento. Il viaggio e la strada mi hanno insegnato una lezione molto importante: staccarmi dalle cose materiali e avere una vita moto semplice. Sono poche le cose di cui in realtà abbiamo bisogno e vorrei sempre togliere altro. Quando trovi appagamento in altre direzioni capisci quanto superflue sono alcune cose materiali nella tua vita.

Invece come equipaggiamento tecnico, da un anno sono ambasciatrice dainese e tutto il mio equipaggiamento è loro. Per lunghe distanze indosso un completo 4 stagioni in goretex, airbag smart jacket, stivali da touring/adventure tcx e casco modulare touring agv. Quando giro in città o brevi distanze uso jeans dainese con delle protezioni, una giacca in pelle, e city boots sempre di tcx.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Come dico sempre, il mio piano è di non avere un piano. Però so che voglio andare avanti ancora per un po’. Sento che ho ancora strada da percorrere. Non so quanta. Seguo sempre la voce interiore.

Ora mi trovo in india e l’intenzione è di continuare sempre verso l’est anche se qui nel sud est asiatico le cose sono un po’ più complicate dal punto di vista della logistica e della burocrazia.

Io porto come me due grandi sogni in questo viaggio, che a volte, come adesso, diventano sfide. Il primo ed il più importante è di fare in giro del mondo senza hotel. Da quasi 4 anni che viaggio non ho mai dormito una sola notte in una struttura commerciale, ma sono sempre stata ospitata dalla gente, creando così la mia rete universale di anime (a volte campeggio ma solo quando vado nei posti remoti e voglio godermi la natura). Il secondo sogno, che diventa più una sfida, è di completare il mio viaggio senza aerei, solo via terra e mare.

Finora è andato tutto moto bene e liscio. In questa parte del mondo le cose diventano più complicate, in quanto ci sono delle restrizioni e problemi di logistica. In paesi come per esempio cina, myanmar, buthan, vietnam, si può viaggiare solo accompagnati 24h da un tour operator, stando solo ed esclusivamente in alberghi, cosa che spezzerebbe il mio sogno e la mia catena di anime. Anche i trasporti via mare hanno delle restrizioni per i passeggeri in alcuni paesi, quindi al momento i miei unici progetti sono di mantenere vivi i miei grandi sogni. Poi si vedrà.

Ma la direzione è verso l’australia, america, africa ed europa.

Cosa consigli alle ragazze che vogliono viaggiare da sole in paesi come l’arabia saudita?
In questo momento, a più di 3 anni dall’apertura verso il mondo dell’arabia saudita, posso dire che è uno dei posti più facili e anche in trend da visitare.

La grande sorpresa che ho avuto nei paesi del golfo arabo, principalmente in arabia saudita, oman ed emirati (ma anche qatar, bahrain e kuwait) è stata la sicurezza. Questi sono stati i posti dove io mi sono sentita più al sicuro in assoluto. Ho viaggiato ovunque da sola, ho dormito da sola in mezzo ai deserti con niente nelle vicinanze per centinaia di km, in mezzo alle montagne, sulle spiagge remote e nei camion e non ho mai avuto un momento di pericolo o di paura. Sono sempre stata molto rispettata da tutti.

L’unico consiglio che posso dare è di rispettare e accettare il mondo, non giudicarlo. La capacità di adattamento è molto importante.

Quando sono tornata dall’africa ho raccontato come sono stata sempre con due mani stese, una per ricevere ed una per dare. Ed è cosi che sono rimasta sempre e ovunque. Sempre pronta a ricevere e a dare.

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