Qual è la soluzione per affrontare curve lente e tornanti? Rubiamola dal fuoristrada!
Bentrovate per la mia rubrica tecnica! Ne abbiamo fatta di strada insieme finora: posizione in sella, psicologia alla guida, uso della vista, frenata e tecnica di curva medio-veloce.
Dovremmo esserci tolte parecchi dubbi! Eppure quello che mi chiedete più spesso, per qualche motivo, non ve l’ho ancora spiegato… esatto care miss, parlo finalmente proprio dei tornanti e delle manovre da ferme! Bene, oggi è il fatidico giorno. Oggi vi spiego come affrontare curve lente e manovre a bassa velocità, e per farlo prenderemo tanti esempi da un campo che molte motocicliste non conoscono: il fuoristrada in moto.
LE CURVE A BASSA VELOCITA’ MI SPAVENTANO, SENTO DI CADERE
Bene! Se senti di cadere, vuol dire che i tuoi sensi funzionano. C’è un rimedio però! Tra poco ci arriviamo, ma dobbiamo prima capire un paio di semplici concetti.
Quello che succede in curva in moto, infatti, dipende dalla velocità con cui viaggiamo. I nostri giroscopi (le ruote) tendono a dare stabilità alla moto tanto più andiamo veloce, tanto che da una certa andatura in su potremmo togliere le mani dal manubrio e la moto andrebbe comunque dritta. Vero?
Ma non solo! Più veloce va la moto, più sforzo dovremo fare per convincerla a curvare: in una curva, “l’istinto” della moto sarebbe quello di andare dritta, se non la convincessimo noi a curvare.
Quindi, cosa sta succedendo? Succede che in curva, a velocità medio-alte, la forza dominante sulla dinamica della moto sia la forza centrifuga. Ci porta fuori. Noi la contrastiamo piegando e portando il busto all’interno della curva, ben solide sulle gambe chiuse e aderenti alla moto (per la tecnica completa, riguardatevi l’articolo Spieghiamo la Piega) come mi vedete fare in questa foto.
Ora, come mai quando facciamo manovre a bassa velocità, o in alcune curve tipo i tornanti lenti, ci sembra di cadere all’interno invece che essere trascinate verso l’esterno? La chiave sta proprio nella velocità di percorrenza, che non è abbastanza alta da generare abbastanza forza giroscopica (e quindi forza centrifuga). A velocità medio-basse, a prendere il sopravvento è la forza di gravità.
Ci porta in terra. Dobbiamo sempre piegare per curvare, ma la tecnica che usavamo non ci basta più. Ci occorre contrastare le forze avverse con una tecnica diversa.
Vi presento…
L’IMPOSTAZIONE DA ENDURO
Nella foto qui sopra mi vedete mentre ripasso un po’ di fondamentali di fuoristrada. La mia disciplina preferita rimane la velocità, ma non riesco a spiegare a parole quanto mi abbia aiutata il fuoristrada nel migliorare la mia guida, sia stradale che in pista.
Se non l’avete ancora fatto, fate un corso base di enduro o motocross. Vi apre un mondo: vi abituerete a guidare in modo sicuro su fondi sempre imperfetti, che cambiano in continuazione, partendo da un ambiente dove le curve si fanno a velocità estremamente limitata e il fondo è morbido. Vi abituerete a sviluppare il vostro equilibrio, oltre a farvi un fisico pazzesco.
Ma torniamo al punto: la tecnica con cui si curva nell’enduro, consiste nel portare il busto all’esterno della moto piuttosto che all’interno. Avete presente quando siete sedute con la moto sul cavalletto? Lo state facendo senza pensarci: la moto infatti è inclinata, ma voi siete perpendicolari al terreno. Cioè, se foste in curva, sareste all’esterno della moto.
Lo scopo? Contrastare la forza di gravità. In questa figura mi vedete nella posizione da enduro, ma su strada e su una moto stradale (foto qui in basso). A dire il vero questa è solo una delle tecniche che si usano nell’enduro in curva, ma ai fini stradali è l’unica che ci interessi.
Sapevate che esistesse anche questa tecnica di curva? Per mia esperienza, per la stragrande maggioranza dei motociclisti la risposta è “no”.
Includo anche me stessa: prima che mi spiegassero che esisteva una posizione adatta per le manovre lente e totalmente diversa rispetto a quella classica, cercavo di risolverle come tutte voi: provavo a piegare nella solita maniera, mi prendevo degli spaventi e avevo finito per archiviare i tornanti stretti e le manovre da fermi come “esperienze pericolose”.
Invece, come qualunque aspetto della guida di una moto, una spiegazione c’era.
E quanto è questa velocità bassa? Dove sta il confine? Diciamo dai 30km/h in giù, ma vedrete che c’è una fascia di velocità dove potreste usare efficacemente entrambe le tecniche per fare una curva. L’importante è sapere che, se si va più forte, assolutamente servirà la tecnica con busto interno e se si va proprio lente, assolutamente servirà quella col busto esterno.
E ora andiamo a impararla per bene.
LA TECNICA SPIEGATA
Partiamo come sempre dal basso:
- piedi che spingono con l’avampiede sulle pedane
- talloni aderenti al telaio
- ginocchia che fasciano il serbatoio e in curva lo stringono
- la gamba esterna spinge sul serbatoio per portare la moto in piega
- questa volta il piede esterno spinge molto sulla pedana per bilanciare i pesi
- sedere al centro
- busto all’esterno per bilanciare il peso, i muscoli del torso sono attivi e tolgono peso alle braccia
- braccia leggerissime (come se foste sul cavalletto senza mani) e mai completamente stese
- gomiti larghi per agevolare lo spostamento del busto, gomito esterno alto
- le braccia assecondano il movimento dello sterzo aiutandolo solo leggermente (controsterzo)
- sguardo alto che anticipa i passaggi della moto
Come vedete, la differenza con la tecnica per curve medio veloci è nel busto (che sta all’esterno) e nel bilanciamento del peso, che questa volta va in gran parte sulla pedana esterna (anche se spingiamo su tutte e due.
Inoltre, nelle curve lente è il gomito esterno a rimanere alto, invece che quello interno, ma se ci pensate non c’è differenza: i gomiti devono stare larghi e alti, sullo stesso piano. Quando ci si sposta col busto, il gomito da quella parte rimane alto.
Confrontate le due foto per capire di cosa parlo.
Quindi insomma, esiste una tecnica che vi risolve quell’ansia da tornante! Evviva!
Ora alleniamola e capiamo tutti i modi in cui possiamo aiutare la moto a girare lenta.
FUORI DALLA COMFORT ZONE
Conosco molti motociclisti che dicono di saper andare forte, ma quasi nessuno che dica di saper andare piano. E spesso anche le capacità di andare forte sono in realtà sovrastimate… ma il fatto è che andare piano spaventa mediamente di più che andare forte. Come mai? Perché c’è meno stabilità.
La verità è che in moto ci vuole poco a trovare una comfort zone: quella velocità attorno ai 60-90km/h in cui la moto è veloce ma non troppo, è stabile, non vuole buttarci in terra e nemmeno fuori strada.
Molte persone si abituano a guidare in questa comfort zone, ma non capiscono che stanno rinunciando a sviluppare le proprie capacità di guida: cosa succede infatti se prendi ai 90 all’ora una curva da 60? La velocità assoluta non sarebbe terrificante, ma in una curva del genere diventa improvvisamente alta, e occorre molta tecnica per governare la moto. Lo sappiamo fare?
Se avete studiato gli articoli precedenti, e fatto pratica, avrete notato che, se abbiamo controllo sulla moto, siamo sciolte e anticipiamo con mente e sguardo, diverse curve che ci sembravano difficili saranno improvvisamente diventate alla nostra portata. Le nostre abilità di guida sono aumentate.
E come facciamo a migliorare? Solo uscendo dalla comfort zone, studiando e provando dal vivo.
Se avete provato a lavorare sulla vostra tecnica di frenata, il discorso è identico.
E’ il momento quindi di fare un nuovo sforzo e darci dentro con le nostre abilità a bassa velocità: trovate un’area chiusa al traffico (il parcheggio di un supermercato chiuso la domenica ad esempio), se avete dei coni portateli e cominciamo a darci da fare.
LA PRATICA RENDE PERFETTI
Come sempre ricordate che nessuno ci corre dietro: si comincia dalle cose facili, quelle che riuscite già a fare. Non vi chiederò mai di buttarvi nelle rapide e nuotare.
Un ottimo esercizio per prendere confidenza con la posizione da enduro è l’otto.
Esatto, proprio l’incubo di tutti i motociclisti fino a qualche anno fa, quando era richiesto per la prova della patente A.
Ma come si fa a rendere un otto meno difficile e antipatico? Semplice, lo si allarga! Allontanate i due coni (o caschi, zaini, quello che volete) fino a che non troverete una distanza a cui l’esercizio vi riesca agevolmente.
Ve l’ho detto, si comincia da quello che già sappiamo fare.
A questo punto, proviamo a farlo nella nostra posizione da enduro. L’impostazione della parte bassa del corpo è identica, solo che bilanceremo la moto col busto all’esterno. Provate.
E a questo punto… provate a farlo più lento. Prendete confidenza con il vostro equilibrio, sentite quanto vi aiuti questa posizione a tenere su la moto.
Il trucco è girare la testa moltissimo, andando a cercare un punto lontano come se doveste fare un giro in cerchio. E state leggerissime sulle braccia.
Provate a giocare col peso e a premere in maniera diversa su pedana interna ed esterna per capire che effetto abbia sulla moto in curva. Giocateci, prendeteci confidenza.
Quando avrete rifatto amicizia con l’otto, avvicinate gradualmente i due coni e provate a vedere quanto stretto riuscite a farlo. Non c’è fretta, ma esercitatevi. Fate caso alla differenza tra curva a sx e a dx: a destra l’acceleratore vi farà bloccare il gomito e girare più larghe: concentratevi e rilassate quel gomito destro.
Un secondo esercizio utile è uno slalom a bassa velocità, proprio come quello che ora richiedono per l’esame della patente A.
La distanza tra i coni la decidete voi e ancora una volta vi consiglio: partite dal facile.
Passate tra un cono e l’altro usando la posizione da enduro per tenere in equilibrio la moto.
Esercitatevi e giocate con la vostra moto, finché non ve la sentirete di avvicinare i coni.
Concentratevi sulle sensazioni e respirate con regolarità.
In questo caso il trucco è guardare mezzo metro di lato rispetto al cono, in anticipo.
Se finirete contro un cono è perché vi avrà “rubato lo sguardo”: non guardate i coni, guardate di fianco ai coni.
In questi esercizi, più lente girerete più abili dovrete essere: allenatevi gradualmente a trovare l’equilibrio a bassa velocità. Usate quelle gambe.
UN PREZIOSO ALLEATO: IL FRENO POSTERIORE
Avete fatto pratica? Ora aggiungiamo un altro comando utile. Il freno posteriore è un fantastico alleato all’ingresso di (praticamente) ogni curva, perché ci permette di regolare leggermente la velocità senza sconvolgere l’assetto della moto, quindi togliendo peso dall’anteriore invece che sovraccaricarlo.
Come spiego nell’articolo sulla curva medio-veloce, il freno posteriore può essere usato ininterrottamente da prima dell’ingresso in curva, fino addirittura a dopo che abbiamo già accelerato.
Dobbiamo abituarci a gestirlo come tutti i comandi, cioè non come un interruttore 1/0 ma con gradualità. Se non avete confidenza coi freni della vostra moto, vi consiglio di rileggere il mio articolo sulla frenata. Finché non saprete quanto frena, quanto gradualmente lo fa, se tende a bloccare il posteriore o l’anteriore, non conoscerete veramente la vostra due ruote e farete fatica a fidarvi di lei.
Il freno posteriore in curva, oltre a tenere la moto in assetto, offre il grande vantaggio di regolare costantemente la velocità in modo molto più raffinato dell’acceleratore.
Ogni riapertura del gas rischia di essere molto più brusca, se ci accorgiamo che la velocità non è sufficiente, mentre rilasciare il freno dietro è molto meno traumatico per l’assetto della moto.
E possiamo tenere gradualmente una velocità di percorrenza più alta, se ci abituiamo alla posizione corretta in curva e all’uso del freno posteriore. Potremmo arrivare al punto di corda (il punto di massima piega) ancora col freno dietro tirato, cominciare a ruotare l’acceleratore dalla posizione di mantenimento fino all’accelerazione vera e propria, e solo quando siamo certe che la traiettoria di uscita sarà perfetta, lasciare il freno dietro e farci “catapultare” in avanti. Molto divertente! Casey Stoner faceva così, accelerava forte a freno posteriore ancora premuto e poi lo rilasciava.
In questo modo non solo andava forte, ma riusciva a regolare perfettamente la propria velocità in curva e ad uscire col motore già in tiro. Ma sto divagando.
Aggiungete il freno posteriore ai vostri esercizi, dunque!
IL RUOLO FONDAMENTALE DELLA VISTA
Ve ne ho già parlato ma ripassiamo questo aspetto fondamentale.
In ogni curva, le fasi sono:
- Ingresso
- Percorrenza
- Uscita
Il nostro lavoro, prima mentale e poi visivo, è quello di anticipare queste fasi
- Quando sono in rettilineo (fase 0) guardo il punto in cui entrerò in curva (1), che è situato più all’esterno possibile, ma sempre ove la strada sia pulita e senza buche. Se c’è dello sporco a bordo strada, sacrifichiamo leggermente la traiettoria e passiamo su un punto più adatto.
- Quando sto per entrare in curva (1), starò già guardando avanti, cercando il punto di corda, cioè il punto di massima piega (2), dopo il quale la curva si considera finita e comincia il rettilineo, cioè il momento in cui si accelera. Attenzione che questo punto non è a metà curva, ma circa a due terzi o tre quarti. E’ più vicino all’uscita che all’entrata.
IMPORTANTE: con la vista devo prevedere tutto l’ingombro della moto, in parole povere devo prevedere che al momento della massima piega tutto l’insieme moto-pilota stia all’interno della propria carreggiata. Se necessario, rimango a bordo strada più a lungo prima di piegare.
- Quando sono nel punto di massima piega (2), infine, alzo e allontano lo sguardo ulteriormente cercando l’uscita di curva (3), che non ha un riferimento obbligato. Dopo che abbiamo curvato, infatti, potrebbe esserci un rettilineo, una seconda curva nella stessa direzione, o anche una curva nella direzione opposta. Guardare presto cosa c’è in uscita di curva, ci consente di preparare il nostro piano col massimo anticipo e non farci cogliere impreparate.
Errori frequenti nell’uso della vista:
- mi sembra di essere entrata troppo forte/mi vedo volare fuori => dopo aver guardato il punto di ingresso di curva (1), togli lo sguardo da lì e cerca il punto di corda (2). La moto va dove il pilota guarda (quindi anche fuori strada, se guardiamo nel punto sbagliato).
- ho tagliato la traiettoria e invaso l’altra carreggiata => ti sei persa il punto 2 per strada. Hai probabilmente trovato un buon punto di entrata e hai guardato l’uscita, ma non hai guardato la parte intermedia, quindi non hai calcolato gli ingombri e sei finita di là. Ricordati il punto di corda (2).
- mi si chiude lo sterzo e la moto mi cade in mezzo alla curva => quando sei in mezzo alla curva (2), strappa lo sguardo da lì, alza lo sguardo e cerca l’uscita (3). Avere lo sguardo più lontano ti aiuta in automatico a capire se la velocità di percorrenza è giusta, e ti dà la certezza di quando sia possibile accelerare per uscire.
Ricorda ancora una volta: la moto va dove il pilota guarda. Anche per terra!
Ricordate bene: a volte nei tornanti con dislivello, capiterà di dover girare la testa a un angolo quasi innaturale per cercare l’uscita di curva. Ma è giusto così, fatelo! Vedrete la differenza.
INFINE, COME CI AIUTA L’ACCELERATORE?
Il caro vecchio gas è l’altro comando che ci aiuta a tenere in equilibrio la moto.
Ho parlato prima di “acceleratore di mantenimento”: cosa significa?
L’ingresso di curva avviene normalmente a gas chiuso, a meno che la curva non sia così scorrevole da rendere inutile un rallentamento.
Dopodiché abbiamo il nostro ingresso in curva, il punto in cui il grosso del rallentamento è finito e facciamo la sterzata, e dato che oggi parliamo di curve lente, in questo caso schiacciamo la moto in piega con le gambe e portiamo il busto all’esterno.
Non appena abbiamo messo in piega la moto, appoggiamo il gas (un istruttore che conosco diceva “diamo un milligrammo di gas”). Non acceleriamo quindi, ma portiamo l’acceleratore in posizione “di mantenimento”. Facciamolo subito appena piegato, il prima possibile. Ci capiterà addirittura di rallentare con così poco gas, ma va bene così: la differenza sarà che l’assetto della moto sarà subito sui binari, e usando anche il freno posteriore, con le gambe ben caricate e lo sguardo alto, avremo un ottimo controllo sulla velocità di percorrenza della moto.
Dopodiché, una volta che abbiamo raggiunto il punto di piega massima o punto di corda (2), sarà ora dell’accelerazione vera e propria, sempre graduale. Quando si accelera? Il prima possibile. E come lo capiamo? Alzando lo sguardo e cercando l’uscita di curva (3). Se diamo prospettiva al nostro piano di guida, il momento di accelerare sarà subito più facile da decidere.
Se facciamo tutte queste azioni correttamente, la nostra velocità di percorrenza aumenterà, ma prima di tutto aumenteranno la nostra confidenza ed il controllo sulla moto.
Un ultimo punto sull’acceleratore: se vi ricordate, nell’articolo sulla piega medio-veloce, insistevo sul fatto che è sano portare busto e testa all’interno della curva, tenendo in questo modo la moto più verticale e usando meno gomma. Così evitiamo derapate non volute, o comunque le rendiamo più gestibili.
Nella curva lenta è esattamente il contrario: la moto piega di più, il busto sta all’esterno.
Quindi, quando acceleriamo siamo in pericolo? No, è tutto studiato.
La velocità bassa implica molto peso scaricato in basso, quindi ci vuole molta energia (gas) per rompere questo equilibrio. Non capita senza volerlo, che la ruota scivoli (difficilmente anche sulla pioggia, se usiamo la posizione da enduro).
Inoltre, questa è la posizione perfetta per controllare le derapate, perché spingiamo molto sulla pedana esterna (che porta il peso sul posteriore caricandolo).
Ricordatevi inoltre che abbiamo sempre la frizione per regolare il gas, sia se acceleriamo troppo per sbaglio, sia se siamo leggermente giù di giri e la moto strattona. Stare leggere sulle braccia aiuta tantissimo ad avere più sensibilità su gas e frizione, quindi togliete peso da quelle braccia!
Quando la moto è lenta, in definitiva, anche se è più piegata, con la posizione da enduro siamo in sicurezza e abbiamo margine per accelerare. Sempre gradualmente, mi raccomando, e anticipando bene con lo sguardo.
Fate pratica nel vostro parcheggio per trasformare questi concetti in una vera e propria confidenza.
MA QUINDI CHE TRAIETTORIA DEVO FARE NEI TORNANTI?
Parliamo della linea da seguire, anche se vi invito a essere molto caute su questo argomento. Se avete viaggiato su strada, avrete visto che non ci sono due curve uguali. Perciò non esiste una linea che vada bene dappertutto, ma esistono dei sani punti da tenere a mente.
I pezzi del puzzle ve li ho già dati, ma rimettiamoli insieme:
- si comincia l’entrata in curva più larghi possibile, ove l’asfalto sia in buone condizioni
- si cerca il punto di corda e, se vedete che la curva prosegue, aspettate a fare la sterzata continuando a scorrere vicine al bordo finché non intravedete il vostro “piano” per centro curva e uscita
- la sterzata in queste curve avviene particolarmente “dentro” la curva, e il movimento dura poco. Non immaginatevi una traiettoria “tonda”, ma un arco gotico, appuntito.
- Appoggiate subito l’acceratore di mantenimento
- Come in tutte le curve, la piega dura poco: appena possibile (cioè appena vediamo l’uscita di curva e siamo sicure che possiamo accelerare grosso modo in una linea retta), raddrizziamo la moto spingendo sulla pedana esterna e accompagnando il manubrio con le mani e acceleriamo fuori dalla curva.
CONCLUSIONI
Abbiamo quindi scoperto questo benedetto modo per fare i tornanti? Assolutamente sì! Ve l’avevo promesso.
Avete capito però come mai non ve ne ho potuto parlare prima? Esatto, perché c’era tanta di quella roba da capire prima, che sarebbe stato inutile spiegarvelo subito! Come per quei corsi tipo “Impara l’autodifesa in una lezione”, avreste dovuto sentire puzza di bruciato se l’avessi fatto.
E invece, se avete seguito i consigli, una volta che sarete in mezzo a un tornante e farete il vostro breve movimento di piega da enduriste, sarete al sicuro! Perché avrete già lavorato sul vostro equilibrio, sulla gestione dei comandi e sull’uso dello sguardo e del freno posteriore. Non vi farete cogliere impreparate.
Vi ho dato insomma gli strumenti per costruire la vostra guida in moto in maniera completa, senza scorciatoie, ma se avete seguito per bene avrete capito il perché dei movimenti che fate in sella e dei processi mentali e delle decisioni che dovete prendere. Avrete gli strumenti per risolvervi da sole le sfide che vi offrirà la strada, invece che eseguire a macchinetta.
E se siete come me, vi divertirete un sacco lungo il percorso per migliorare la vostra guida, un percorso che non ha assolutamente mai fine!
Alla prossima miss!
Marcella Colombari