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Arriva l’amore, passione in vendita!

24/08/2023
Sabrina Godalli
Pubblicato in: ,

“Ho trovato la morosa, devo vendere la moto”.

“Ho la ragazza, non vuole che usi la moto perciò la metto in vendita”.

“Alla mia compagna non piacciono le moto, per cui, per non litigare, ho deciso di venderla”.

Le frasi che ho scelto per iniziare non sono messe a caso. Voglio attirare l’attenzione. Sono anni che sento, ripetute come una cantilena, frasi come queste. Sono anni, inoltre, che voglio parlare pubblicamente di questo fenomeno. Forse smuoverò un vespaio a riguardo, ma, con tutta onestà, non me ne curo più di tanto. Voglio capire cosa succede nella mente di una persona per arrivare, puntualmente, a ragionare in questo modo e, soprattutto, voglio condividere tutto ciò con le ragazze di Miss Biker per capire se è sempre vero che è la donna a dar inizio, in qualche modo, a questi cambiamenti, o se succede anche il contrario, cioè se l’innamoramento, l’infatuazione, l’amore per un uomo porta una donna a rinunciare alla sua moto.

Cerco di mettere in ordine le idee e fare un passo indietro. Da quando ho finito le scuole superiori ho sempre lavorato in ambienti prettamente maschili. In un negozio di tuning e preparazioni estetiche, in officina con ricambi di auto di serie, revisioni auto e moto, gommista. I miei colleghi, i miei titolari, i clienti, i fornitori, i rappresentanti erano per il 95% uomini. Ragazzi adolescenti oppure padri di famiglia, ma sempre maschi. Ero sempre immersa nel mondo maschile e mi sono trovata subito bene. Sono sincera, i maschi hanno un altro modo di pensare e ragionare rispetto alle donne. Mi sono trovata quindi ad essere per molto tempo l’unica donna della situazione, al lavoro, in pausa pranzo, la sera davanti a una birra, a un raduno o un evento, fra amici…e diventavo la confidente di pensieri, dubbi, sentimenti. A volte senza aver mai visto prima il ragazzo in questione, a volte conoscendolo veramente pochissimo, a volte con persone che vedevo almeno 8 ore al giorno e che, come tutti, arrivavano a sbroccare e, quindi, a sfogarsi. Spesso persone pressochè sconosciute si fidavano di me perché sapevano che non avrei mai detto niente a nessuno e avrei ascoltato le loro parole senza giudicare. Ed era così, acqua in bocca. Tuttora è così. Non mi passa per la testa di fare nomi e cognomi (…anche se ci sarebbero chicche da raccontare che potrei scrivere un libro e, forse, fare anche i soldi!) ma voglio portare degli esempi e cercare di capire. Perché, a 35 anni, dopo quasi 20 anni all’interno del mondo dei motori, per lavoro e per passione, io non capisco proprio, non ci arrivo. Non capivo in passato e non capisco tuttora quel meccanismo. Quale meccanismo? Quello, per il quale, quando un ragazzo trova una ragazza, o la ragazza (badate bene che non è la stessa cosa e gli articoli, in questo caso, fanno veramente la differenza), deve limitare, smettere, vendere, eliminare, non necessariamente in quest’ordine, la sua passione. Siamo un gruppo di motocicliste per cui la passione in questione è la moto. Potemmo comunque tranquillamente estendere il discorso anche a livello auto, senza dubbio. Parlo per esperienza. 

Mi sono trovata decine e decine di volte a sentire ragazzi, di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali, con i lavori, e di conseguenza gli stipendi, più disparati alle spalle, che mi spiegavano che, avendo trovato la ragazza, erano stati costretti prima a diminuire il tempo dedicato alla moto, poi smettere del tutto e poi addirittura mettere in vendita la moto stessa pena continue discussioni e litigate, anche serie e pesanti, con la donna in questione. Ho iniziato a lavorare in nel settore auto nel 2008 e, da allora, vi assicuro che è un copione che mi viene spiegato continuamente. Io, lo ammetto senza problemi, questo comportamento, da parte dei ragazzi, e anche delle ragazze, non lo concepisco e mi arrabbio ogni volta. Da parte mia ho fatto rinunce, qualche sacrificio, mi sono demoralizzata, ho pianto, tante volte per cercare di avere con me le moto. Non ne ho una, ne ho due. I soldi sono sempre stati pochissimi, ci sono stati problemi, ho tenuto le assicurazioni chiuse oppure ho usato una moto soltanto due settimane perché non avevo più i soldi per pagare l’assicurazione (…nel luglio del 2018 mi sono trovata in questa situazione con il 999). Gli esempi che posso portare, non per sentito dire, ma per esperienza diretta sulla mia pelle, sono tanti. E, se ciò non bastasse, ci sono racconti quotidiani di tante di voi ragazze che condividete esperienze, fallimenti, obbiettivi raggiunti. Il mio percorso non mi ha ancora portato a sentirmi dire da una ragazza, con sconforto e tristezza, che è stata costretta a vendere la moto dal ragazzo di cui si è innamorata. Quindi, mi chiedo e vi chiedo, succede solo a senso unico? Oppure non è così? Sono l’unica a cui sono state raccontate queste vicende personali oppure è successo anche a voi? 

Mi chiedo sempre che senso possa avere spingere una persona a rinunciare a qualcosa che fa stare bene. Ricordiamoci che la passione, per le moto, le auto, uno sport, la cucina, la lettura, la montagna, il mare, qualsiasi cosa vogliate, è ciò che ti fa andare avanti quando il resto non va. La passione ti aiuta a risalire dopo un fallimento, piccolo o grande, dopo un lutto, dopo un brutto momento, dopo che hai rotto con la tua ragazza o il tuo ragazzo, dopo una separazione, dopo, o durante, una malattia. Se togli una passione all’altro che hai di fronte, forse l’hai già tolta anche a te stesso. Forse non riesci a accettare il fatto che il prossimo abbia un interesse così forte mentre tu non ne senti nemmeno uno nella tua vita? 

Ormai conosco bene anche la conclusione di questi racconti, o confidenze, maschili. Ti confessano che si sono pentiti aver deciso di vendere perché sono stati costretti. Si sono pentiti perché sentono la mancanza del loro mezzo, perché, nel frattempo, sono passati gli anni e non riescono più a ricomprarla la moto dei loro sogni, oppure perché la vita sentimentale non è andata come immaginavano e si rendono conto di aver perso pezzi di loro stessi per strada senza fare niente di concreto per tenerli stretti a sé. Da parte mia mi sono sentita dire spesso che sembro essere una “paladina” a difesa delle moto a ogni costo, che preferisco le moto alle persone e che mi prodigo a portare avanti questo mio ideale perché, nonostante tutto, ho avuto vita facile e non so cosa significano veramente le difficoltà. Non posso addentrarmi troppo in argomenti personali e psicologici perché non ho le competenze tecniche per farlo ma sono sicurissima di una cosa: non è l’innamoramento, o l’amore, per il partner che costringe a rinunciare alle proprie passioni, alla propria moto. Amare non significa possedere, significa coltivare. Insieme si possono trovare tanti modi diversi di percorre un sentiero comune a entrambi. Detto in pratica, si possono trovare soluzioni per le spese che le moto necessitano, il tempo da dedicare, la famiglia, il lavoro. Potrei continuare e dilungarmi. Questo mio scritto vuole essere, o cerca di essere, uno spunto per farvi riflettere ragazze. È rivolto anche ai ragazzi perché so che quello che scrivo viene letto anche da un pubblico maschile. Se vi riconoscete nella descrizione sovrastante, se le mie parole vi hanno fatto riflettere in qualche modo, iniziate a tenere in mano le redini. Si tratta di voi, di ciò che siete come persone e, se vi mancano dei pezzi, o non c’è luce in maniera completa, non potete essere vere fino in fondo. I termini inclusione e accettazione partono da dentro, da noi, da una possibile coppia, dalla famiglia, prima che possano essere considerati anche fuori, nel gruppo, nella società.

Mettete il cartello “for sale” alla vostra voglia di ridere dentro al casco!

Sabrina Godalli

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