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Margot Llobera: “La Dakar è un’esperienza di vita!”

30/03/2022
Lisa Cavalli
Pubblicato in: ,

Margot Llobera, pilota andorrana di 25 anni, ha già tantissimo da raccontare. Con grande motivazione ma anche voglia di divertirsi ha trovato nel motorsport la sua strada. Ecco la sua intervista in esclusiva per MissBiker. 

Ciao Margot e grazie per aver accettato di essere intervistata. Ti sei avvicinata al mondo della moto in modo davvero originale: non sapevi nemmeno cambiare le marce ma in pochi anni sei diventata una motociclista di successo. Ci racconti com’è iniziato tutto?

Io sono di Andorra, sono nata qui e per studiare all’università noi andiamo generalmente in Francia o in Spagna. Nel mio caso io mi trasferii a Barcellona a studiare Ingegneria Industriale e passai da praticare tutti gli sport del mondo a un blocco totale. Quando arrivai, la città mi assorbì e mi bloccai. Fu curioso il fatto che a mia madre venne l’idea di assumere il personal trainer che lavora con la nostra famiglia da sempre, per seguirmi durante un anno. Mi sedetti con lui e mi chiese quale fosse il mio obiettivo e in quel momento l’unica cosa che mi motivava era il Rally Dakar. Io all’epoca ero salita su una moto soltanto una volta, avevo 18 anni, perché i miei genitori non mi lasciavano. Quindi decidemmo di allenarci per partecipare alla Dakar entro 4-5 anni, considerando che nel frattempo avrei dovuto fare gli esami all’università, avevo in programma di andare in Erasmus, e in effetti andai a Milano per sei mesi… so parlare poco italiano ma fu un’esperienza bellissima. E in quel momento quindi mi concentrai al massimo per la gara e dopo quattro anni mi iscrissi, ma non potemmo partecipare per budget insufficiente, ma alla fine tutto questo mi ha comunque permesso di gareggiare come copilota e vivere l’esperienza, che era il mio obiettivo.

Oggi parliamo di motori ma sei stata anche una calciatrice dell’Andorra femminile. Come mai sei passata alle moto?

Credo di aver gareggiato praticamente in quasi tutti gli sport del mondo! Cominciai con il basket, eravamo soltanto due ragazze, poi passai al tennis, alla bici di trial, all’arrampicata sportiva, al triathlon, all’alpinismo…  ho provato di tutto a livello agonistico, e pensavo che mi sarei dedicata prima o poi a uno sport in particolare, ma non riuscivo a trovarlo e continuavo a provare. E poi, grazie a mio nonno che ha giocato sempre a calcio fino a 80 anni, abbiamo vissuto molto il calcio in casa, e quindi decisi di provare anche il calcio. Anche in questo caso eravamo solo due ragazze in una squadra di ragazzi, fino a quando scoprii che c’era anche una squadra di ragazze, e quindi ovviamente iniziammo a giocare e diventammo la prima squadra nazionale di calcio femminile andorrana e giocammo persino delle partite in UEFA! Ti puoi immaginare! Bastava poco per entrare nella squadra, eravamo davvero pochissime. Mentre adesso è fantastico vedere le bambine con i calzini sopra al ginocchio e le scarpe con i tacchetti camminare per la strada… io alla loro età mi nascondevo, perché non era ben visto e venivi considerata il maschiaccio della scuola, invece adesso le bambine vanno in giro senza problemi e questo è fantastico. 

Secondo te quanto è importante la motivazione per ottenere grandi risultati?

Io credo che la salute mentale sia tutto, è tutto. E io ho vissuto questo… per competere e per vincere, quelli che stanno davanti hanno tutti molto talento, e per me la differenza sta in come lavori a livello psicologico. Io nel momento in cui decisi di partecipare alla Dakar a 18 anni, mi sono rivolta subito a una psicologa sportiva per sapere come gestire questa esperienza, perché non ne avevo idea. Quando ti perdi in mezzo al deserto che cosa devi fare mentalmente per non sbagliare ancora e magari perderti del tutto. È vero che negli ultimi due anni ho lavorato molto su come divertirmi e apprezzare l’opportunità che ho creato io stessa bussando alla porta degli sponsor e ottenendo i soldi per correre in una coppa del mondo che era qualcosa che non era nei miei piani, e la sofferenza costante di voler arrivare in una certa posizione – che in realtà nessuno mi obbligava a ottenere se non io stessa – e l’ansia di voler essere all’altezza anche a livello mediatico, si sono convertite in fiducia nelle mie capacità e capii soprattutto che se mi fossi divertita avrebbe fatto la differenza. Continuo a lavorare su questo. E quindi la partecipazione alla Dakar è un obiettivo sulla mia lista che posso dire di aver raggiunto.

Hai partecipato alla Dakar ma non in moto. Come mai l’hai affrontata con 4 ruote?

Alla fine in moto navighi, piloti e navighi, per i percorsi guardi il road book, perché non usiamo il GPS, di fatto usiamo la carta, dei disegni e li seguiamo, e con il chilometraggio facciamo quadrare il tutto. E l’anno scorso non è stato possibile partecipare come pilota per mancanza di budget, come ti dicevo poco fa, e mi chiamò un team per includermi come co-pilota. È normale vedere molti motociclistici come co-piloti per questo motivo, perché alla fine sappiamo navigare, beh, ci arrangiamo a trovare le soluzioni da soli.

Che consigli ti senti di dare a tutte le donne che vogliono iniziare a guidare una moto?

Beh, non so in realtà. Guarda, mentre ero in aereo in viaggio verso l’Arabia Saudita, verso la Dakar pensavo “il prossimo anno – senza sapere cosa fosse una Dakar, senza sapere cosa fosse gareggiare – mi piacerebbe partecipare in camion”. Come ti dicevo, alla fine è veramente un’esperienza di vita e la voglio vivere tutte le volte che posso, in qualsiasi modo, davvero. E più è diversa ogni esperienza, meglio è. Per questo motivo non importa il mezzo, voglio vivere la gara e godere al massimo delle esperienze che mi offre la Dakar.

Ascolta tutta l’intervista a Margot Llobera nel nostro canale YouTube! 

Intervista di Lisa Cavalli
Traduzione Lisa Di Blas
Un ringraziamento speciale a 24MX

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