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“I ricordi sono i miei, il futuro è il tuo”

29/08/2023
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Sono molto serena da qualche mese a questa parte, oserei dire equilibrata, una condizione che non mi è MAI appartenuta ma che ho sempre cercato di raggiungere con enorme fatica, dispendio di soldi e tempo ed “errori”, pensando che la vicinanza con chi mi voleva diversa mi avrebbe aiutata. Per questo all’interno del mio benessere si affaccia ogni tanto una sensazione, un sapore… un ricordo a volte spiacevole, ma ora c’è qualcosa di molto bello dentro e fuori di me, qualcosa che è passato attraverso il dolore più nauseabondo, per questo non è gioia pura, ottimismo o buonismo, ma è consapevolezza.

Potrei raccontare anni di psicoterapia e decisioni sbagliate, ma sicuramente è più divertente ed adeguato a questo luogo parlare per metafore: la mia storia è un po’ simile a quella di una Honda CB500 del 1994

Questa era la moto di mio fratello Daniele tanti anni fa, con cui ha percorso centinaia di km e condiviso esperienze ed emozioni, a cui aveva anche dato un nome: Ternero. Con il passare degli anni, priorità che cambiano, matrimoni e figli, mio fratello ha a malincuore smesso di usarla e quella moto è andata a finire in garage sotto un telo a prendere polvere e riempirsi di ruggine. Ogni tanto Daniele alzava il telo e la guardava con gli occhi dell’amore. Lo capisco, penso capiate tutti e tutte! 

Quando ho deciso di prendere la patente per la moto, mi serviva un mezzo per imparare e quale migliore occasione per togliere definitivamente quel telo, ovviamente dopo il consenso di mio fratello?

E così ho fatto, ho ripreso la sua CB, l’ho pulita per benino, cambiato gomme, catena corona e pignone, batteria, visita di controllo generale…e via.

Quella CB mi ha insegnato a guidare, con lei ho fatto i primi km e corsi di guida, ho capito che avevo incontrato la Passione, che non sarei più scesa, che avevo trovato la mia strada, e che quella strada era più bella della meta che tanto cercavo. 

Con il tempo ho cambiato moto più volte, e quindi la CB era tornata nel garage di Daniele, di nuovo sotto un telo a riprendere polvere e ruggine mentre passavano gli anni.

Arriviamo al 2019, anno in cui acquisto la mia bella e tanto desiderata Kawasaki Z900, ma non avevo dimenticato la CB, ci pensavo sempre, era stata così importante per me! Stava lì ferma e invendibile perché troppo piena di ricordi di mio fratello e gratitudine mia. 

Mi dispiaceva, mi sembrava uno spreco e io sognavo un giorno di poter dare una seconda vita a quel mezzo.

Ho lasciato questo tarlo nella mia mente per anni e anni: customizzare una moto è costoso, ci vuole tempo, ci vogliono conoscenze, ci vuole competenza, ci vuole la testardaggine e io in fondo di moto ne avevo già una, e anche mantenere due moto è costoso.

Ero ferma nel desiderio, ma come sempre accade nella mia vita oramai, ho capito che le cose avvengono quando devono avvenire, prima è una forzatura e porta a commettere errori.

Questo ora lo so, all’epoca no, e il tarlo rimaneva irrisolto e doloroso. 

Ad un certo mi è successo di tutto! La mia vita è stata capovolta e trasformata, e alla fine di questo stravolgimento è arrivata la pandemia (ho chiuso col botto).

Durante i mesi di isolamento, quel tarlo ha preso un’altra forma. Non so cosa mi abbia mosso davvero, non so cosa abbia spinto il primo passo, ma sono andata a prendere quella CB dal garage di mio fratello e l’ho portata nel mio, senza sapere cosa sarebbe successo dopo. Ad essere onesta ho pensato 

Ok ora è nel mio garage. E ora? Che ci faccio? Mica penserò davvero di riuscire a customizzarla?!

Nonostante questa intima convinzione, insieme al mio compagno, ho cominciato a ripulirla di nuovo e a smontarla pezzo per pezzo.

Parlavo spesso di questo mio progetto con gli amici, e uno di questi mi aveva parlato di una officina che tra le varie cose si occupava di customizzare moto; ci sono andata e ho conosciuto Marco, il meccanico di Officine Pennesi a Civitanova Marche. Gli ho spiegato il mio progetto, lui sembrava entusiasta e qualche giorno dopo è venuto a casa mia con il suo furgone a caricare quello che era rimasto della CB e tutti i pezzi smontati. Dopo una settimana è arrivato il verdetto, cioè il costo dei lavori. Era quasi estate e se l’avessi voluta per la stagione avrei dovuto pagare (molto) in poco tempo. Mi ha quindi proposto un’alternativa: 

Lu, alla fine una moto ce l’hai, lascia qua in officina la CB da me, questo inverno piano piano la facciamo, paghi un po’ alla volta e per la prossima estate ce l’hai.”

Il suo discorso era ragionevole – io pensavo ad un’altra conferma che non ce l’avrei mai fatta – ma sono molto testarda e combattiva quindi ho risposto: 

Ok Marco, ma il sabato mattina non lavoro, posso venire qui da te e ci lavoro un po’ anche io, mi dici tu quello che devo fare?

Certo!

Passa l’estate, arriva settembre e il momento di cominciare!

Passavano i mesi, io non facevo grandi cose, se non incuriosire i clienti, con le mie mani incerte e non preparate, Marco mi faceva fare piccole cose, le più semplici e noiose, ma ero così felice…ogni volta che tornavo a casa sporca di olio e grasso ero al settimo cielo.

Marco ad un certo punto aveva bisogno di velocizzare e alcune cose, ovviamente, le poteva fare solo lui, quindi è andato avanti autonomamente, anche se io ogni settimana passavo a trovare la mia CB e a pulirla un po’. Sapevo che la volevo tutta nera tranne il serbatoio, ma non riuscivo a decidere il colore, anche in questo caso una mattina mi sono svegliata e ho semplicemente saputo che volevo il serbatoio beige con una linea centrale nera e il mio soprannome stampato sopra: LuX.

ph. Lucia Vallesi

Anche la forma della sella mi si è disvelata in mente una mattina di botto, abbiamo lavorato con il sellaio sull’esistente, ce l’avevo chiara in mente e sono maniaca del controllo quindi andavo ogni due giorni a controllare che la stesse facendo come volevo io! 

Marco stava finendo i lavori, la sella era pronta, il serbatoio pure, avevamo sabbiato e verniciato, preso i pezzi che servivano… avevamo tutto.

Dovevo solo aspettare, cosa che non so fare molto bene!!!

Un giorno mi è arrivato un vocale su WhatsApp da Marco: era il rumore della CB…(ora la mia suoneria del cellulare!)

Ovviamente mi sono commossa e sono corsa da lui.

Era finita. La moto era finita

Era bellissima, è bellissima, meglio di come me l’ero mai immaginata, ma soprattutto era finita.

ph. Lucia Vallesi

A quel punto ho sganciato un sonoro dito medio a quella vocina interiore che cercava di fermarmi perché tanto non ce l’avrei mai fatta.

Eccola là, pronta, bella, lucente, pulita come non sarebbe mai più stata, assicurata e tagliandata.

L’ho portata a casa e non ho più smesso di prenderla.

Quella vecchia signora di quasi 30 anni, carica di ricordi dei viaggi di mio fratello, dei miei primi km, delle mie insicurezze da neopatentata, di speranze e sogni, un po’ ammaccata e malaticcia, era stata spogliata, pulita, rimessa a nuovo e rivestita. Era di nuovo giovane e bella.

Ecco perché mi sono commossa così tanto, perché io stessa mi sono spogliata, pulita, rimessa a nuovo e rivestita, e anche io ora sono di nuovo giovane e bella (nel senso meno estetico del termine!)

Ci ha legato questo processo: guardarsi e non riconoscersi, darsi una seconda possibilità con il tempo, la fatica, decisioni drastiche, dolori infiniti e imprevisti per arrivare ad una versione rinnovata, più autentica, fiera e…rumorosa. 

Siamo entrambe rumorose, il suo scarico si sente da lontano, così come la mia risata scomposta.

Ci siamo distrutte e ricostruite.

Entrambe abbiamo avuto tanti aiuti, in primis di chi tanto mi ama e regalato dei pezzi di ricambio per la moto e pianto con me per la gioia di vedere il lavoro finito.

Mio fratello il collante della storia, una storia dove “i ricordi sono i miei, il futuro è il tuo”.

Lucia Vallesi

Prima e dopo – ph. Lucia Vallesi

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