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1991: il mio esame della patente della moto

15/05/2023
Miriam De Gregorio
Pubblicato in: ,

Ci sono cose che non si possono dimenticare… tipo il giorno dell’esame della patente della moto.

Stranamente non ho alcun ricordo (ma proprio nessuno eh) delle guide precedenti all’esame, evidentemente la mia mente selettiva ha deciso di estirparle dalla memoria perché in fondo in fondo non erano per niente importanti.
Quindi mi rimane il ricordo dell’esame… o meglio della giornata dell’esame, 12 gennaio 1991.

Parto col dirvi che il mio istruttore era appena uscito dall’ospedale per un incidente, neanche a dirlo, in moto… e quel mattino ci ha descritto con dovizia di particolari, per nulla cruenti, il tamponamento in autostrada con un’altra moto. Caduta, strisciata sull’asfalto, abrasioni… ecco, in quel momento la frase “meno male che avevo la tuta” mi è rimasta impressa a fuoco nel cervello. Comunque camminava e si muoveva tra un mugugno e l’altro.

Partiamo dall’autoscuola in 5 esaminandi… io la sola ragazza in auto con istruttore e altri tre e uno dei fanciulli che portava la moto da cross che avevamo usato per prepararci e con cui avremmo fatto l’esame.
Arriviamo al luogo dei birilli. Il fanciullo portamoto si ferma, scende dal mezzo con nonchalance e bum…moto per terra. AVEVA DIMENTICATO IL CAVALLETTO! E niente… frizione andata.

I mugugni dell’istruttore volavano altissimi!

Ora, aggiungiamo all’ansia dell’esame l’ansia dell’usare una moto sconosciuta… una Aprilia Pegaso 125 ENORME rispetto al crossino con cui eravamo abituati. Ho visto il terrore negli occhi dei ragazzi.

Considerando che avevo la patente B da un paio d’anni, sentendomi preparatissima, non ho ripassato nulla sulla teoria che per me era orale. E già lì… confondere il cartello di divieto di transito e quello di divieto di circolazione…beh beh…diciamo che non è stato il massimo. Per fortuna hanno sorvolato e non hanno chiesto altro.
Sono uscita a orecchie basse, mentre l’istruttore aveva un sguardo a metà tra il professor Piton e il clown Pennywyse…

Percorso… moto gigante… l’esaminatore, che voci di corridoio descrivevano come il peggior incubo possibile, proprio lui con quegli innocui occhialini da impiegato. Poteva andare peggio, poteva piovere!

Ecco… 12 gennaio, freddo boia, acqua.

Alla fine il percorso è andato bene, birilli, otto, frenata nel riquadro, non c’erano limiti di tempo all’epoca, altrimenti non so…

Chiusa la pratica del mio esame ho aspettato con pazienza che gli altri facessero il percorso stradale e al momento di tornare felici verso casa tutti promossi, l’istruttore si avvicina a me e fa: “Tu che sei la più sveglia di tutti, porta in autoscuola la moto senza frizione”.

Ma perché dico io… sempre a me ste cose facili e divertenti??? Tutto perché la fortuna e cieca, ma la sfiga ci vede benissimo… ma siamo donne e non ci ferma nessuno!

Miriam 

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